Sentieri per la libertà: sulle orme del comandante Maso

Dopo l’escursione ad Ampezzo, seconda e ultima passeggiata sui Sentieri per la libertà segnalati dal CAI in Friuli.

È una sentiero a cui tenevo particolarmente essendo dedicato al comandante partigiano Pietro Maset “Maso” che qui venne ucciso il 12 aprile 1945. Nella via a lui dedicata a Udine io sono cresciuto e a quel luogo sono rimasto sempre legato. Alcuni anni orsono intervenni anche sulla stampa per chiedere il ripristino delle tabelle segnaletiche che ricordavano chi fosse.

Non ero mai stato a Piancavallo e, partito dal tiepido cuore della Bisiacaria, mi ritrovo qui con una temperatura che, nonostante siamo a fine maggio, non supererà i 10° C. La strada molto panoramica che sale, tornante dopo tornante, pare essere moto amata dai motociclisti. La località turistica è un freddo non-luogo, non solo per la temperatura. Un accozzaglia di alberghi e locali circondati da crinali stuprati da piste di sci. Pochi turisti vagano infreddoliti con gli sguardi persi in questo posto che per essere descritto l’unica parola che mi viene in mente è: “brutto”.

Alla prima rotonda dopo aver preso la strada seguendo l’indicazione su un cartello blu per “Sauc” al primo bivio tenere la sinistra nonostante il cartello di strada senza uscita. Si può parcheggiare qui oppure salire ancora circa 3 chilometri fino a giungere a Casera Campo (italianizzazione di malga Ciamp, recuperata non molto tempo fa) e trovare spazio per la macchina ai lati della strada poco prima.

Prima dell’ultima curva che porta alla casera si notano una lapide e un cartello che indicano l’inizio del sentiero dedicato a Pietro Maset.

Il percorso, già da quanto scritto nel libro del CAI, si presenta come tranquillo e godibile. Si sale dolcemente e, poco dopo, ad una curva sulla destra un segnale giallo e azzurro indica la breve deviazione per giungere al cippo che commemora il luogo della morte del comandante osovano qui sul Col Sauc.

La salita per il Col Cornier passa attraverso un bosco a tratti scivoloso vista la pioggia dei giorni precedenti. Questa vetta viene chiamata Montagna dei ragazzi ed è trafficatissima. Non c’è il pericolo di sentirsi soli: famiglie e gruppi di giovani provenienti dalle città della pianura sottostante rumoreggiano nel bosco. La salita solo a tratti si impenna un po’ facendo scendere un po’ di silenzio.

Giunti in vetta si dovrebbe godere di una splendida vista, dice la guida. Io però mi trovo qui in una giornata con le nuvole basse a coprire ogni possibile panorama.

La croce sulla vetta del Col Cornier

Qui per fortuna si fermano gran parte dei gitanti a cui mi ero dovuto accodare. Il percorso scende dolcemente, la via è tracciata benissimo (tutta la segnaletica è stata rinnovata nel 2019).

L’aspetto positivo del meteo è che il percorso che mi aspetta per la chiusura dell’anello che mi riporterà al punto di partenza è completamente allo scoperto, da poco prima della vetta fino all’auto, che così posso percorrere senza essere in battuta di sole. La discesa è godibilissima in mezzo a prati ricoperti di fiori prima e circondato dai boschi poi.

Talvolta si scorgono piccoli scorci di panorama. Arrivati alla casera di Valle Friz (con un cartello che ne vieta l’accesso per l’emergenza COVID) inizia la larga mulattiera – percorsa da diverse mountan bike – che in breve riporta al punto di partenza. Finalmente riesco a intuire dietro al diradarsi delle nubi la pianura friulana sullo sfondo.

Rientrato in paese cerco alcune altre tracce del movimento resistenziale. Quella che ora è una chiesetta dedicata agli alpini era una casera in cui Maso e i suoi avevano una delle loro basi – rifugio Policreti – che venne bruciata da nazisti e repubblichini l’11 settembre 1944. Si trova, con una certa fantasia, in una “via degli alpini” irraggiungibile con Google maps. La trovo perché so trovarsi nella località Collalto dove si trova in mezzo a casette vacanziere dal dubbio gusto estetico. Non mi è ben chiaro quando questa casera sia stata trasformata in chiesa. Una data del 1951 e una del 1968 compaiono sulla costruzione. Curiosamente non una parola sull’alpino Maset in ogni caso.

Prima di riprendere la strada per la pianura sosto di fronte al monumento dedicato alla Resistenza. Si trova in mezzo a fast food e campeggi non ancora aperti e non versa in un ottimo stato. Venne inaugurato nel 1983 dal partigiano e allora presidente della Repubblica Sandro Pertini. Tra i nomi che compaiono sulla grande lastra di bronzo aggiunta nel 2003, non capisco a che titolo, anche alcuni caduti nella campagna di Russia e altri morti a guerra finita. A rendere originale il monumento, non solo la forma inusuale da farlo associare ad uno spomenik jugoslavo, ma anche la bellissima poesia del poeta carnico Leonardo Zainer che lo adorna.

Al netto della grande quantità di gitanti e il tempo atmosferico non ottimale, l’anello proposto è meraviglioso. Suggestivo per la storia che è passata su questi sentieri, piacevolissimo al passo, un tuffo nella natura con panorami che ho potuto in gran parte solo immaginare.

 

Dislivello: secondo il CAI, che però fa la semplice differenza tra punto più alto e punto più basso, sono 350 m (per la precisione sarebbero 354). Si tratta di qualche decina in più sicuramente.

 

Tempo impiegato: 3 ore scarse pause comprese.

 

  • Carta topografica Tabacco n. 012Alpago, Cansiglio, Piancavallo, Valcellina in scala 1:25.000.
  • CAI, I sentieri per la libertà. Itinerari per conoscere le montagne della seconda guerra mondiale e della Resistenza, Solferino, 2019
  • Sigfrido Cescut, Maso e i partigiani di Malga Ciamp, Quaderni di Storia n. 17/2004, Istituto Provinciale per la Storia del Movimento di Liberazione e dell’Età Contemporanea