COMBATTENTI SENZA DIRITTI

Alcuni diari di parroci e alcuni giornali “democratici” del dopoguerra descrivono i partigiani comunisti come belve umane, assassini senza pietà. Prima ancora che finisse la guerra i comandanti osovani, quelli che ritroveremo nei corpi paramilitari che confluiranno in “Gladio”, demolivano metodicamente con calunnie non dimostrate la resistenza garibaldina. Sentite ad esempio cosa scrive nelle sue memorie il col.. Eugenio Morra, che pure con i garibaldini e i gappisti aveva costituito un comando unificato: «Mi resi conto che nella pianura agivano indisturbati i GAP, gruppi di azione punitiva o patriottica, comunisti, formati da uomini violenti e spregiudicati, che taglieggiavano e uccidevano a loro arbitrio. Ciò avveniva particolarmente nella Bassa friulana. Nella zona di Torviscosa due bravi giovani, aderenti ai gruppi di Rossi, furono uccisi perché tacciati di “nemici del popolo”, qualifica che i comunisti davano a tutti coloro che eliminavano pensando che nuocessero alla loro propaganda. Constatai che la inconsulta e feroce azione che i comunisti stavano svolgendo nella Bassa, ricca e prosperosa, era diretta a eliminar oltre agli ex fascisti, che per la maggior parte in quel momento non davano alcun fastidio, i probabili validi oppositori all’instaurazione del comunismo dopo la liberazione, e ad acquisire ingenti somme di denaro».

Il col. Morra riporta le stesse accuse calunniose di alcuni parroci e dei nazifascisti, in modo generico e senza prove: dei due “bravi giovanotti” osovani di Torviscosa non riporta neppure le generalità. D’altra parte la Osoppo, come candidamente dichiarerà l’anziano vescovo Nogara al processo di Lucca per i fatti di Porzûs, era sorta “in funzione anticomunista”. Così commentava il comandante garibaldino Ferdinando Mautino Carlino: «Ognuno sorge come può e non si può contestare questo diritto all’Osoppo. Ma è difficile immaginare come si possa condurre a buon fine una qualsiasi lotta quando si sorge come antagonisti di coloro che stanno già combattendo».

A differenza della base, che aveva combattuto spesso valorosamente a fianco dei Garibaldini, anche per emularne le imprese, molti comandanti osovani, ufficiali di carriera, erano consci di essere sorti proprio “in funzione anticomunista”. Non per niente, gli aguzzini di Palmanova torturavano e trucidavano senza pietà i partigiani garibaldini catturati, mentre risulta spesso avessero un occhio di riguardo per quelli osovani.

Alcuni comandanti della Osoppo erano certamente disposti a trattare con repubblichini, Reggimento Tagliamento, X Mas di Junio Valerio Borghese, in funzione anticomunista e antislava. E che come tali fossero visti dai nazifascisti, ce lo suggerisce anche il seguente documento, rinvenuto da Giorgio Cojaniz presso l’Archivio di Stato di Udine, busta 39, fascicolo 119. si tratta della parte sottoposta a censura di una lettera datata 18/11/1944, spedita da Munaretto Alessandro, D.T.M. Caserma Piave, Palmanova, alla famiglia Borsatti Angelo, Via San Martino 10, Sacile: «… saprai la bella notizia che tra noi e la brigata partigiani Osoppo siamo venuti ad un accordo per eliminare quei quattro delinquenti che infestano la zona del Friuli facendo atti di rapine e di delinquenza, tanto è vero che noi ne abbiamo tre da noi (osovani, nda) ma sono stati messi in libertà immediatamente. Ma invece siamo contro la Garibaldi che è comunista al cento per cento e che combatte per il bolscevismo…»

Insomma i partigiani comunisti non erano riconosciuti come combattenti “regolari”: potevano pertanto venir torturati e massacrati impunemente, come fanno ai nostri giorni gli Israeliani con i Palestinesi.

Pierluigi Visintin Romano il Mancino e i Diavoli Rossi, Kappa Vu, Udine, 2002, pag.132-133