9 Risposte a “È MORTO LIBERO!!!”

  1. Libero. Di nome e di fatto. Libero Laganis e’ un oste, il piu’ famoso ed amato oste di Trieste. La sua osteria e’ uno di quei luoghi della tradizione triestina di cui parlavo anche a proposito delle osmizze. Ma parlare della sua osteria e’ parlare di lui.

    Nato nel ’23 in Istria, nella vita ha fatto un po’ di tutto, dal militare, al contadino, e’ stato prigioniero dei tedeschi; infine, verso il ’60 ha rilevato questo locale a Trieste, alle spalle del castello di San Giusto. Fin dall’inizio ne ha voluto fare un luogo in cui fosse veramente possibile bere un bicchiere a poco prezzo, mantenendo i suoi margini di guadagno al minimo indispensabile. Cosi’ hanno iniziato a radunarsi qui i ragazzi che “fanno lippe”, i pensionati, gli sfaccendati, gli studenti, i poveracci; tutti un po’ parte dell’atmosfera del locale, tutti un po’ amici dell’oste, che non rinuncia mai a scambiare due parole. Per un periodo l’osteria divento’ anche luogo di incontro di artisti ed intellettuali, ma poi Libero, richiesto da questi ultimi di allontanare gli avventori piu’ miserabili, preferi’ la sua clientela abituale e mando’ via gli intellettuali. Qualcuno, come Claudio Magris, e’ pero’ rimasto legato alla persona e al luogo, e ne ha scritto sui giornali (naturalmente nelle pagine della Cultura)(Corriere della Sera, 23 Dicembre ’94 “All’Osteria del Santo Bevitore”).

    Nel 1996 e’ assurto agli “onori” delle cronache, non solo triestine, per l’attentato subito da un poveraccio, che per derubarlo del magro incasso di una serata lo ha accoltellato ripetutamente al momento della chiusura dell’osteria. Secondo i racconti, Libero, ferito al ventre e alle braccia e’ riuscito a trascinarsi fino a casa dove la moglie ha potuto chiamare l’ambulanza. Alcuni giorni in rianimazione, che hanno tenuto Trieste col fiato sospeso, poi la guarigione, e dopo meno di due mesi, eccolo tornato al suo posto, a servire vino ai suoi affezionati clienti, con in piu’ due grosse cicatrici ben visibili sul braccio sinistro: racconta poco di quell’episodio, solo si rammarica di non poter piu’ portare nella mano sinistra due o tre bicchieri per volta come faceva di solito.

    Parla poco dell’incidente, dicevamo, preferisce raccontare, anche a chi ormai li conosce gia’ a memoria, i suoi progetti per raddrizzare la torre di Pisa che ha spedito alle autorita’ competenti con la seguente proposta: se il progetto funziona, pagate a me e mia moglie un viaggio intorno al mondo, altrimenti vi ripago io il doppio delle spese. Naturalmente la cosa non ha avuto seguito ma se vi mostra anche i disegni, insieme al disegno del progetto approvato nel ’97 e comparso sul Corriere della sera vi accorgerete che sono identici! Oppure le sue proposte, spedite anche a palazzo Chigi, per riparare i bambini in carrozzina dai gas di scarico delle auto, o le sue idee per riformare la giustizia, le pensioni…

    Quella del viaggio intorno al mondo non e’ solo una battuta: a Libero piace viaggiare, qualche anno fa ha chiuso bottega per alcuni mesi e si e’ concesso una lunga vacanza, di cui ora sono appese alcune foto scattate alle isole Mauritius. Foto di mare e di paesaggi stupendi? no, un paio di istantanee di Libero in mutande che fa ginnastica su un prato, o mentre dorme.

    Ci sono anche alcuni souvenirs, riportati dai suoi (o altrui?) viaggi. D’altra parte tutta la bottega e’ stracolma di oggetti di ogni provenienza: dominano la scena dei dischi di legno massiccio su cui sono incise le date fondamentali della storia di Trieste, poi articoli di giornale, titoli curiosi, oggetti incredibili di ogni parte del mondo, dono degli avventori, dal soprammobile piu’ kitsch, al presepe in miniatura, al teatrino da burattini, ai quadri dipinti dai clienti stessi… Infine, recentemente, e’ comparso un televisore, con videoregistratore. Come! anche qui si finira’ per stare sempre con la tivu’ accesa? No, l’apparecchio e’ li’, come un soprammobile, sempre spento.

    Il locale e’ composto da due stanze, una delle quali viene utilizzata solo se l’osteria e’ veramente troppo piena e se c’e’ anche la moglie ad aiutarlo, altrimenti Libero inventa scuse del tipo, non c’e’ luce, c’e’ una finestra rotta… Poi, dietro il bancone, le botti e, celata da una tendina agli occhi dei deboli di stomaco, la cucina; una normale cucina a gas da casa, con una eterna padella di patate in cottura: probabilmente, in quanto luogo di interesse nazionale, si tratta di zona non soggetta ai sopralluoghi della U.S.L….

    La luce e’ un po’ livida e raggiunge a fatica gli angoli, i tavoli di formica celestina conservano le tracce degli innumerevoli bicchieri che ci sono stati bevuti e la maggior parte degli avventori ha davanti piu’ bottiglie che bicchieri. Arriva Libero e da’ una vaga pulita, pro forma, con uno straccio di vecchiezza incalcolabile, porta dei bicchieri, tutti diversi, che evidentemente hanno appena ricevuto una rapidissima sciacquata…

    Il linguaggio con cui chiede le ordinazioni ed elenca le poche pietanze disponibili (pasta – pasta come? – pasta!) non esiste in nessuna parte del mondo, e’ un misto di triestino e istriano farfugliati ad un volume impercettibile. Ma se per voi Libero sara’ incomprensibile, in compenso lui e’ un po’ sordo, per cui non capira’ voi, e la conversazione sara’ sempre agile e rapida.

    Ordinate comunque e sempre le mitiche PATATE IN TECIA, tipico piatto triestino che Libero prepara in maniera del tutto personale ed, a tutt’oggi, insuperata (“prendete un tocco di lardo grande cosi’…”): si mangiano tutti insieme dal piatto centrale, mors tua vita mea.

    Il momento del conto e’ anch’esso da gustare: vi avvicinate al bancone e mentre elencate quello che avete preso, lui traccia su un foglio dei segni incomprensibili, tra cui si riconoscono delle specie di zeri e qualche altro numero, naturalmente non in colonna, ma in ordine sparso. Alla fine tira una riga orizzontale ed inizia a fare il totale; o almeno cosi’ pare, perche’ prima di terminare si ferma, vi guarda e fa “quanti siete?” “quattro” “novemila per uno”. Non si e’ mai avuta notizia di un conto che non faccesse cifra tonda, ne’ si e’ mai saputo il prezzo delle singole cose (il listino prezzi alla parete e’ puramente decorativo), e soprattutto credo che sia impossibile spendere piu’ di 15.000 lire, ma e’ gia’ difficile salire sopra le 10.000.

    Se e’ di buon umore, se gli siete simpatici, vi offrira’ un po’ di grappa, versata da una anonima bottiglia di plastica da acqua minerale; forse succedera’ anche che vi faccia compagnia, buttando giu’, d’un sorso, un intero bicchiere.

    Quanti posti cosi’, ma soprattutto, quante persone cosi’ esistono ancora? Un articolo de “Il Piccolo”, appeso ad una parete, titola “Libero chiude bottega”, poi, quella volta, non chiuse; ma come faremo quando chiudera’ davvero?

  2. Il cuore buono e generoso di

    Libero Laganis

    (di Portole)

    ha cessato di battere.

    Con tanto dolore ne danno l’annuncio la moglie NERINA, i figli FRANCO con ELISABETTA, FULVIO con FULVIA, i nipoti SAMUELE con MICAELA, ANDREA e CHIARA, le sorelle DUILIA, INES, MARIA con CLAUDIO, IDILIA, nipoti e parenti tutti.

    I funerali seguiranno mercoledì 10, alle ore 12.40, nella Cappella di via Costalunga.

    Trieste, 7 gennaio 2007

  3. E' vero che scrivo adesso dopo 4 anni…. ma ho solo studiato a TS, negli anni '90, e poi sono partito per l'estero. Grazie Libero, un saluto e quanti bei momenti nella tua osteria…. Riposa in pace. AS

  4. quante trape go bevù……

    me son laureà in 10 anni anzichè 4………

    quanto me manca la mia città………..

    un de quei…..un dei tanti (1991 – 2005)

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