Gorizia e migranti: restiamo umani oppure no?

da Konrad n. 211, novembre 2015, p. 13

Una parte della città vorrebbe espellere i migranti dal suo territorio, ma c’è chi si appella al valore storico e politico dell’accoglienza

Gorizia è una piccola città che, come è già accaduto nell’arco della sua storia millenaria, si trova a vivere un momento fertile di sfide drammatiche ma molto stimolanti: sfide che appaiono oggi più grandi di Gorizia stessa o rispetto alle quali la città sta dimostrando di non essere all’altezza.

Esiste una questione ormai improcrastinabile, ineludibile e dirimente nel senso che spacca la città, il territorio e la sua popolazione: si tratta dell’arrivo e della permanenza di migranti perseguitati, di profughi di guerra, di richiedenti asilo. La questione è umanitaria e quindi, in senso lato, eminentemente politica e i goriziani antirazzisti si sono mobilitati, con tutti i limiti e le contraddizioni, come partigiani a difesa dell’umanità, svolgendo azioni dirette a supporto dei migranti, denunciando l’assenza delle istituzioni, proponendo soluzioni per l’accoglienza. Si tratta della battaglia per garantire un’accoglienza dignitosa a decine di persone, profughi in fuga da guerre, persecuzioni e atrocità, che si trova-no a Gorizia ed hanno richiesto asilo, aiuto, protezione. Qualche centinaio di esseri umani – e non masse impegnate a invadere la tranquilla, indifferente, isola “felice” chiamata Gorizia e provocatoriamente ribattezzata la “Lampedusa del Nord” – che sopravvivono all’addiaccio sulle sponde di un fiume dalle acque pericolose o in un parco pubblico, privi dell’assistenza e dei generi necessari, in condizioni igieniche inammissibili, sostenuti solamente dal prezioso ma insufficiente intervento di infaticabili volontari.Le Istituzioni sono state finora e si di-mostrano anche oggi a dir poco inefficaci. Da più di un anno questa intollerabile situazione perdura e si rinnova. All’inizio il Comune era assente e in-differente, poi si è dimostrato infastidito, seccato, poi si è lagnato perché lo Stato, la Prefettura, la Regione non fanno nulla per portarli via dalla città: Portarli in un qualsiasi altro posto che non sia Gorizia.

Poi, tra ripetute ripugnanti espressioni di intolleranza e di razzismo di assessori, consiglieri comunali, esponenti politici vari e tra vere e proprie azioni vessatorie di persecuzione dei migranti (ordinanze, rastrellamenti, sequestro di effetti personali e documenti), il Comune si è esplicitamente opposto a possibili soluzioni proposte: tendopoli, accoglienza diffusa in appartamenti da affittare, ex-Ospedale civile, Convitto San Luigi, Collegio San Giuseppe. L’unica linea del nostro Ente locale più vicino di riferimento prevede che i richiedenti asilo non vengano a Gorizia e se ne vadano da Gorizia: ma è proprio a Gorizia e nei Comuni limitrofi che i richiedenti asilo devono stare, in attesa della risposta che segnerà per sempre il futuro loro e della loro famiglia, perché in città vi sono la Prefettura, la Questura, l’Ospedale, la Croce Rossa, la Caritas e le altre realtà che con loro lavorano.

La città è divisa: una parte, con alla testa vari politicanti, sostiene il Sindaco e sui giornali e sui social network dà sfogo agli istinti razzisti e sessisti. Un’altra parte, si oppone a questa po-litica, con le parole e con i fatti, facendo controinformazione, appellandosi al buonsenso, proponendo soluzioni concrete per l’accoglienza di 100, 150, 200 persone che, nelle ore in cui scrivo, patiscono freddo e pioggia e rischiano seriamente di ammalarsi. Questa parte della città ha deciso di “restare umana” e di mobilitarsi e non cesserà di farlo fintanto che non sa-ranno adottate le soluzioni più efficaci e non sarà garantita un’accoglienza dignitosa.u