GUGLIELMO OBERDAN E RONCHI

Ora in tutta Italia Guglielmo Oberdan è un nome legato più alla toponomastica che alla storia. Ma chi era costui?

Guglielmo Oberdan nacque a Trieste nel 1858. Il suo vero cognome “Oberdank” era quello della madre slovena dal momento che il padre naturale non lo riconobbe. Venne quindi cresciuto dalla madre e da suo marito – sposato quando il bambino aveva quattro anni – facchino al porto.

Il primo anno all’istituto tecnico (“Civica Scuola Reale Superiore”) fu bocciato perché poco conforme in costumatezza per incorreggibile inquietudine, per insolenti risposte e per prepotente insubordinazione e incostante diligenza.

Nel 1877 chiamato alle armi per essere spedito con un reggimento a combattere in Bosnia-Erzegovina disertò fuggendo via mare a Senigallia. Da qui si spostò prima ad Ancona quindi in una Roma dalla calda atmosfera mazziniana prima ti tornare ormai di idee irredentiste nel 1881 a Trieste. L’anno successivo nel capoluogo giuliano – anche se pare che il nostro ne fosse estraneo – venne lanciata da irredentisti una bomba contro dei veterani austriaci che stavano andando a rendere omaggio all’arciduca Carlo Lodovico.

L’anno successivo Oberdan decise di tentare di uccidere l’imperatore Francesco Giuseppe (almeno così lui affermò durante gli ultimi interrogatori…). Prima che però ci provasse venne infamato dal delatore nato in Istria da famiglia carnica Giuseppe Fabris-Basilisco che accolse Oberdan a Udine il 6 settembre 1882 e con l’aiuto del farmacista di Buttrio Antonio Giordani fece espatriare a Manzano Guglielmo Oberdan in direzione di Ronchi.

Qui vi giunse nella mattina del 16 dove il capoposto della gendarmeria Virgilio Tommasini, avvertito dalla polizia della zona che agiva su segnalazioni del Fabris-Basilisco, si recò alla locanda di Giovanni Battista Berini (ora abitazione privata dove ancora esiste una lapide a ricordo del pernottamento e arresto dell’irredentista triestino ormai – significativamente? – sbiadita e in un’androna alle spalle di un palazzo di quattro piani) dove alloggiava Oberdan e, dopo una colluttazione con anche l’esplosione di un colpo di pistola a bruciapelo da parte del gendarme che rimase ferito, Oberdan venne arrestato e condotto al palazzo del podestà (dove era presente tra gli altri anche Antonio de Dottori a cui è intitolato l’omonimo canale). Nella sua stanza vennero trovate due valigette con dentro due bombe all’Orsini, polvere da sparo e cartucce per rivoltella.

A sera tarda il prigioniero venne condotto a piedi alle carceri giudiziali di Monfalcone dove durante gli interrogatori con una fantasia fuori dal comune disse sempre di chiamarsi Giovanni Rossi.

Sorvegliato a vista fino al giorno seguente, proprio nello stesso giorno in cui Francesco Giuseppe arrivò in città, scortato da molta polizia venne tradotto a Trieste alle carceri giudiziarie.

Il processo non durò molto e la sentenza venne emessa già il 20 settembre. In questo atto, dopo aver accennato alla sua diserzione militare, al suo sconfinamento e al suo arresto a Ronchi si dice testualmente che il 17 settembre attentava in questa città alla vita di S.M.I.R. Apostolica mediante esplosione di due bombe. Venne quindi condannato alla forca per tentata strage, per resistenza a una guardia militare e il suo ferimento, per diserzione e per contravvenzione alla patente di porto d’armi. A nulla valsero le domande di grazia della madre, dello scrittore francese Victor Hugo e le lettere di Giosuè Carducci rivolte all’imperatore.

Il 20 dicembre all’alba Oberdan fu portato nel cortile della Caserma Grande di Trieste e alle ore 7 venne impiccato.

A Ronchi, ogni anno, nella ricorrenza del 16 settembre – data di arresto del terrorista giuliano Oberdan – il gendarme Tommasini veniva festeggiato dai maggiorenti locali devoti a Cecco Beppe proprio davanti alla locanda del Berini, che era passata di mano ai Falconer.

 cartolina albergo berini

FOTO Cartolina postale del 1898 che riproduce l’albergo dove venne arrestato Oberdan con davanti il gendarme che aveva eseguito l’arresto e un gruppo di amici e di consiglieri che lo festeggiano ogni anno.

 

Passano gli anni e cambiano le cose e dopo la prima Guerra Mondiale con il passaggio di Ronchi all’Italia la locanda venne battezzata “Albergo Oberdan” in memoria del giovane ora martire e non più terrorista secondo l’antica e tuttora diffusa arte italiana del voltagabbana e del revisionismo.

Fu pure preparata una targa che venne benedetta da un cappellano militare il 22 maggio 1922 alla presenza del re Vittorio Emanuele III, di passaggio per Ronchi con la regina e la principessa Iolanda e diretto in automobile a Redipuglia. Questa stele in marmo venne poi murata accanto alla finestra del primo piano e – come detto – esiste ancor oggi e porta la data del 20 dicembre 1920.

Il 20 dicembre 1916, invece, Gabriele D’Annunzio, passando per Ronchi (che “non ha elevato a D’Annunzio alcun monumento, che è stato invece innalzato, forse per dispetto, dai monfalconesi a pochissimi metri dal cartello che indica il confine tra Ronchi e Monfalcone”) e vedendo la locanda dove era stato arrestato Oberdan semidistrutta, dettò un’epigrafe nel suo solito stile retorico, aulico e ridondante.


Inevitabile provare un’istintiva simpatia per gli attentatori di re, le persone possedute da eroici furori, i disertori, i bastardi sfortunati e disadattati come Guglielmo Oberdan…

Del resto agli irredentisti repubblicani i libertari d’allora si sentivano accomunati da certi metodi di lotta contrassegnati da un’aggressività che si manifestava in gesti clamorosi, accese dimostrazioni di piazza e nelle varie forme dell’agitazione clandestina, anche se i gesti dei mazziniani assumevano in definitiva un valore puramente dimostrativo. Gli anarchici triestini all’epoca poi non mancarono di attribuire all’atto di Oberdan un significato libertario, riflesso nella pratica terrorista e nel proposito di colpire Francesco Giuseppe, che personificava non solo un Impero oppressore degli italiani, ma l’autorità dello Stato stesso. Non stupisce perciò la presenza degli anarchici assieme agli irredentisti repubblicani e liberali, ai funerali della madre di Oberdan nel dicembre del 1908. Insomma…

VIVA BRESCI! VIVA OBERDAN!
VIVA GLI UCCISORI DI RE!


 

 

Le informazioni per questo post le ho tratte (e per buona parte copiate) da Silvio Domini Ronchi dei Legionari. Storia e documenti, Amministrazione comunale di Ronchi dei Legionari, 2006² ma anche dai testi di Maserati sul movimento anarchico e operaio di Trieste.