Il P2P non conosce digital divide

E’ di nuovo un periodo caldo per il P2P, la tecnologia che permette di condividere e scambiare gratuitamente contenuti multimediali (canzoni, film, software, materiale pornografico) tramite Internet. Mentre alcuni provider americani cercano di limitarne la diffusione e il presidente della repubblica francese Nicolas Sarkozy propone una legge per cacciare dal Web chiunque ne faccia uso per scaricare materiale protetto da diritto d’autore, una nuova ricerca proveniente dalla Germania ne conferma lo straordinario livello di penetrazione, che ormai si può definire assolutamente globale.

La Ipoque, una società di Lipsia specializzata nella gestione di traffico online, ha preso in considerazione cinque differenti aree del globo (Australia, Europa orientale, Europa meridionale, Germania e Medio Oriente), passando al setaccio la relativa attività sul Web. I risultati confermano quello che molte ricerche e sondaggi vanno ripetendo ormai da diversi anni: la stragrande maggioranza di traffico online è ormai legata al P2P. Il discorso vale tanto per il Medio Oriente (dove le condivisioni peer-to-peer riguardano il 49% dei dati che circolano sul Web), quanto per l’Europa dell’Est (dove si sale fino all’83%). Per il P2P, insomma, non esiste digital divide. Raggiunge persino aree dove la banda larga è ancora piuttosto rara.

L’abstract della ricerca, disponibile sul sito di Ipoque, fornisce anche altre interessanti informazioni sulle abitudini degli utenti e sull’evoluzione del fenomeno. A cominciare dalla percentuale bulgara di traffico notturno. Quando calano le tenebre, si legge sul comunicato stampa dello studio, in certe aree il P2P sale fino al 95% del traffico complessivo su Internet. La ragione appare ovvia: prima di andare a dormire gli utenti avviano i download, quindi lasciano i computer accesi. Di notte non si naviga, si scarica.

Per quanto riguarda i software, BitTorrent è di gran lunga il più utilizzato. Solo gli internauti dell’Europa meridionale preferiscono ancora servirsi del protocollo eDonkey, quello a cui fa capo il programma eMule, che però nelle ultime settimane ha subito un calo dovuto alla chiusura di alcuni server europei (la ricerca di Ipoque si riferisce al periodo agosto-settembre 2007). Per quanto riguarda le telefonate online, queste non sembrano invece ancora molto diffuse: si parla dell’uno per cento del traffico complessivo, con il dominio assoluto da parte di Skype (un software che utilizza anch’esso un protocollo P2P). Un dato destinato a salire quando ai tanti immigrati in Europa verrà data la possibilità di chiamare a costo zero i propri parenti a casa utilizzando una simile tecnologia.

Il dato forse più significativo, nonché il più preoccupante per l’industria discografica e per gli studios di Hollywood, è tuttavia quello relativo alla rapida crescita dei sistemi che permettono di criptare le comunicazioni P2P, rendendole di fatto invisibili, anonime, o quantomeno difficilmente rintracciabili. Secondo Ipoque (il cui business è legato proprio a questo settore), il 20% dei dati che circolano su BitTorrent e eDonkey è già “nascosto”. Il filesharing, insomma, sembra proseguire inarrestabile nel suo percorso, iniziato ormai otto anni fa con Napster: si diffonde come abitudine sociale, si evolve tecnologicamente, sfugge agevolmente ai controlli e a leggi spesso scritte con un mondo analogico in mente. Riuscirà Sarkozy a bloccarlo? Giorno dopo giorno, l’impresa appare sempre più ardua e anacronistica.

http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplrubriche/tecnologia/grubrica.asp?ID_blog=30&ID_articolo=3566&ID_sezione=38&sezione=

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