Lungo la linea Morgan: il sentiero Abramo Schmid

La “Linea Morgan” divideva tra il 1945 e il 1947 la Zona A controllata dagli Alleati e la Zona B controllata dagli Jugoslavi. Un sentiero ripercorre parte di quella linea. Parte da Gabrje/Gabria e corre parallelo al confine sopra la strada del Vallone per raggiungere la località di Medja Vas/Medeazza. Questo sentiero pare abbia origine dall’esigenza di pattugliare con continuità l’allora delicato confine con l’allora Jugoslavia (secondo dopo-guerra, nel periodo della “guerra fredda”), e il suo nome all’epoca era il “sentiero del cordolo”. Parallelamente, ce n’era un altro dall’altra parte del confine, percorso dai “graničarji” jugoslavi. Pare che il “cordolo” sia stato costruito da gente del posto e prigionieri nazisti impegnati in questa operazione di dubbia utilità, ma di sicura mortificazione.

Dopo i primi venti minuti in cui il sentiero prende quota, ci saranno solo saliscendi e una leggera salita che porta al monte Kremenjak (quota 235 m punto più altro dell’escursione) dove ho deciso di fermarmi non avendo la disponibilità di un secondo mezzo per tornare al punto di partenza lasciando ad una prossima escursione il tratto da Jamiano a Medeazza.

Non solo guerra fredda: nella parte iniziale ci sono tantissime testimonianze della prima guerra mondiale fino a Hudi Log e il sentiero si intreccia con il percorso dei Sentiero della pace/Pot na miru. Non è difficile immaginare che questi sentieri – più sicuri del sottostante Vallone – siano stati calpestati anche da combattenti dalla Brigata Proletaria – in particolare quelli originari del Carso Triestino – che dopo l’epica battaglia di Gorizia, in ritirata ritornavano verso zone più sicure dove avrebbero dato vita alla Brigata Garibaldi Trieste.

Al di là delle suggestioni storiche resta l’ambiente carsico con i suo fenomeni geologici (doline, grotte, foibe), faunistiche e vegetali. In questa stagione si possono trovare gli urtissoni/urticions/bruscandoli, ma è in autunno che qui deve essere favoloso con il rosseggiare del sommaco che è qui diffusissimo.


Il sentiero non è sempre impeccabile. A tratti lo si rischia di perdere, ma con un può di attenzione si trovano i segni. Inoltre non è sempre pulito. L’erba in diversi tratti se lo mangia con il risultato che all’andata – quando ha da poco finito di piovere – mi sono inzuppato fino a sotto le ginocchia. Al ritorno invece il risultato è stato trovarsi diverse zecche sui pantaloni.


Consigli:

  • Alcuni tratti sono piuttosto scoscesi e con il fango molto visicidi: in questi casi oltre a raccomandare prudenza consiglio un paio di scarpe adeguate e bastoncini da trekking.
  • Per notare con maggiore facilità le zecche meglio usare abiti di colore chiaro e appena a casa controllarsi in tutto il corpo.

Per info sul sentiero:


Libro in lettura: – Federico Tenca Montini La Jugoslavia e la questione di Trieste. 1945-1954: per capire la cornice in cui venne istituita la Linea Morgan