Monfalcone e il Novecento: Il ferro e il vino

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La storia anarchica italiana passò da Monfalcone

«Monfalcone, suo malgrado, è stata protagonista degli eventi cruciali del secolo scorso». Nel ricostruire la storia degli anarchici nella città dei cantieri, Luca Meneghesso ha trovato molte connessioni con eventi esterni. Sarebbe venuta, per esempio, dalle alture del Carso monfalconese la bomba con cui Gino Lucetti, l’11 settembre 1926, attentò alla vita di Mussolini a Porta Pia. Non ci sono certezze, ma l’ipotesi sembra plausibile e concreta: tutti gli indizi portano a Pietro Cociancich, un anarchico arrivato da Umago che aveva combattuto nella Prima guerra mondiale e che, a differenza dei suoi compagni, aveva dimestichezza con gli esplosivi. Nel secondo dei tre incontri dedicati agli archivi storici dalla biblioteca comunale di via Ceriani, Meneghesso ha raccontato in ordine sparso le vicende di alcuni dei personaggi di spicco dell’anarchismo locale: da Vittorio Puffich a Serafino Frausin, passando da Ernesto Radich ed Ermenegildo Gon e dallo stesso Cociancich. Ad introdurre l’incontro “Il ferro e il vino: gli anarchici a Monfalcone-La nascita del cantiere navale e le prime lotte sindacali e politiche” è stato Marco Puppini che ha sottolineato: «La storia del movimento operaio si è concentrata su momenti come la resistenza e l’attività antifascista, ma è legata anche al movimento anarchico. A Monfalcone il movimento anarchico si rivolge a operai giovani e di origine contadina entrati in gran numero nel cantiere. L’osteria è il principale luogo di socializzazione della classe operaia. Da qui l’originale titolo dell’incontro».