CELLA 522: Ispirato ai ricordi di prigionia di Pietro Valpreda

 

Oggi 15 dicembre sono passati 34 anni dall’assassinio di Giuseppe Pinelli.

 

Non so perché ne parlo, per non dimenticare, per rabbia, per abitudine (si parla sempre di Pinelli, la guerra di Spagna, Kronstadt ecc.), perché Milano è in questo momento il punto focale delle mie attenzioni con Gaber e Fo.

 

Soprattutto per rabbia comunque.

 

Ancora non si sa chi l’ha ucciso…il malore attivo…ma vaffanculo!

 

A tale proposito:

 

Lunedì 15 dicembre ore 20.30 presso l’aula magna della Scuola per interpreti
e traduttori di
via Filzi 14 – Trieste

Teatro della Calchera presenta:
CELLA 522
Ispirato ai ricordi di prigionia di Pietro Valpreda
Spettacolo teatrale scritto e musicato da Enrico Corradini e Giovanni
Terranova
Scenografie di Paola Cardarelli
Realizzato in collaborazione con Michele Boato

Sono passati 34 anni dalla strage di stato di Piazza Fontana. Da quel
terribile giorno prese il via la cosiddetta “strategia della tensione” che
ha causato centinaia di morti e feriti nel nostro paese.
Di quel massacro oltre ai morti furono vittime gli anarchici additati
inizialmente come i “mostri”, come gli esecutori dell’attentato. Fra questi,
due compagni divennero, loro malgrado, un simbolo. Il primo, Giuseppe
Pinelli ferroviere, fu ucciso cadendo dal quarto piano della questura di
Milano dov’era trattenuto per degli estenuanti interrogatori. L’altro, forse
ancor di più entrato nell’immaginario, era Pietro Valpreda, la “bestia
umana” accusata di aver piazzato la bomba.
Valpreda fu liberato solo nel 1972 grazie ad una legge ad hoc varata su
pressione di una crescente indignazione popolare ormai ben cosciente (come
del resto confermarono decenni dopo gli esiti processuali) che ad
organizzare l’attentato furono i servizi segreti che si avvalsero della
collaborazione dei fascisti.

Più che la ricostruzione dell’attentato e della vicenda che ne è seguita,
“Cella 522” racconta l’umiliante detenzione, le ridicole situazioni, le
accuse e le storture di cui Pietro Valpreda fu vittima. La violenza
psicologica e fisica. Le coincidenze fatte passare per codici segreti di
sanguinari terroristi. Sembrerà tutto ridicolo, tutto assurdo ed
impossibile. Eppure questa è la realtà.
Una realtà talmente orribile da sembrare irreale, e così sporca di sangue
innocente da sembrare un assurdo e grottesco spettacolo. Quindi la vita.
Quindi, il teatro.

 

Una risposta a “CELLA 522: Ispirato ai ricordi di prigionia di Pietro Valpreda”

  1. ciao belli come promesso eccomi qui a vedere il vostro blog e a darvi l’indirizzo del mio, appena riesco vi metto fra i link del mio. Bella cena ieri sera, io sono ancora pieno, come al solito bell’atmosfera…il gruppo anarchico germinal non sbaglia un colpo! 🙂
    ciao
    federico

I commenti sono chiusi.