Acciaio e cemento a due passi dalla laguna di Marano

da Konrad

San Giorgio di Nogaro: Un mega progetto di un acciaieria definita “green” incombe a due passi dalla laguna di Marano.
La proposta è della friulana Danieli unita in una joint venture con la Metinvest dell’oligarca ucraino Rinat Ahmetov già proprietario della Azovstal di Mariupol. Oltre ad essere stato teatro di una cruenta battaglia nella guerra tuttora in atto tra Russia e Ucraina che lo ha distrutto, lo stabilimento di Mariupol è stato accusato in passato di aver fatto sì che l’aria della città fosse tra le più sporche e inquinate d’Europa.
Il progetto in Friuli riguarderà circa 70 ettari a San Giorgio di Nogaro nella “Zona Industriale dell’Aussa Corno” (ora Consorzio di Sviluppo Economico del Friuli – Cosef). La costruzione dell’impianto richiederà un investimento iniziale di un miliardo e sono previsti 800 posti di lavoro.

La Regione Friuli Venezia Giulia dal canto suo già ha dato la disponibilità a mettere sul piatto 80 milioni di euro per sostenere il progetto «affinché ci siano le condizioni ambientali idonee». Non è chiaro cosa significhi “ambientali” in questo contesto e se ci sarà effettivamente la copertura economica. Siamo però in periodo di elezioni e si sa che: Non si mente mai così tanto come prima delle elezioni, durante la guerra e dopo la caccia” come diceva Otto von Bismarck».
La proposta non poteva che sollevare una forte opposizione in un’area – quella della Bassa friulana – che è già stata teatro di dure battaglie ambientaliste dall’ampia partecipazione popolare che spesso sono state vinte dai comitati locali.
Al sindaco legato a liste civiche di centro sinistra Pietro Del Frate è stata posta un’interrogazione a firma dei gruppi di minoranza nei quali si chiede di sapere «cosa sa sul progetto il primo cittadino di San Giorgio, qual è la posizione dell’amministrazione comunale, se il sindaco o suo rappresentante abbia mai partecipato recentemente a riunioni con rappresentanti di Danieli o Metinvest e, se sì, quali siano stati gli esiti dell’incontro».

Senza attendere la risposta a questi quesiti sono stati tre dei comitati più attivi e rappresentativi – Coordinamento difesa climatica e ambientale della Bassa Friulana, Giù le mani dalle fontane, Comitato per la Difesa del Friuli Rurale – a prendere l’iniziativa e ad indire una partecipatissima assemblea a Villa Dora a San Giorgio di Nogaro che si è tenuta il primo marzo.
L’obiettivo era innanzitutto quello di informare i cittadini (ma anche industriali e politici) sui dettagli di un progetto di cui finora si è parlato solo superficialmente. Oltre trecento gli intervenuti provenienti da San Giorgio soprattutto, ma anche dai comuni limitrofi di Torviscosa, Marano, Carlino, Muzzana e Porpetto. Molti non hanno potuto entrare perché la sala era colma.

L’esterno della sala


Il progetto prevede un insediamento che avrà un enorme impatto ecologico e sociale che cambierà i connotati della zona, denunciano i comitati. È prevista una nuova banchina per le navi, con lo sfondamento del fiume Corno fino a 9,30 metri, ma potrebbe essere fino a 12 metri, creando un vero disastro ambientale. Visto il posizionamento dell’opera è facile prevedere la devastazione di una zona di enorme pregio naturalistico a ridosso della Laguna di Marano.

L’area su cui dovrebbe venire costruita l’acciaieria

«La laguna è una delle aree naturali più estese e caratterizzanti la nostra regione, ed è pertanto uno dei principali nodi del sistema regionale delle aree protette» si legge in un documento della regione di non molti anni fa. Anche alla luce di queste sue stesse considerazioni forse la Regione dovrebbe procedere con cautela anche nelle promesse di finanziamenti.
Come denuncia Paolo De Toni – storico portavoce dei Comitati ambientalisti locali – i lavori di costruzione dell’impianto farebbero rientrare la laguna nel fiume salinizzandolo. Si tratta dell’ultimo lembo naturale della zona, un’area ad alta protezione, inoltre in tre anni di cantiere si completerebbe lo spopolamento di fauna e volatili che abbandonerebbero la zona.
Non mancheranno i problemi di viabilità per la circolazione di mezzi pesanti legati al trasporto di rottami e di semi lavorati. La caratteristica “green” dell’acciaio qui prodotto – oltre al maquillage verbale che si riduce a puro green washing – a quanto pare sta a significare che si tratterebbe di acciaio prodotto con materiale di recupero.

E se sul piano ambientale ci sono le grandi criticità denunciate, anche sul piano sociale esistono dei dubbi. Esistono infatti dei timori legati al paventato arrivo di manodopera esterna al territorio. Sempre De Toni dice: «Si parla di almeno 1000 posti di lavoro, ma bisogna importarla da fuori perché in Friuli non c’è».

 La mancanza di manodopera locale specializzate del resto è denunciata anche da Gianpietro Benedetti, presidente di Danieli nonché reggente di Confidustria FVG oltre ad essere parte proponente dell’acciaieria. Non pare del resto ci sia l’intenzione di formare la manodopera già presente il loco quindi sarà inevitabile il trasferimento di personale da fuori. La preoccupazione del massimo vertice dell’industria regionale è stata raccolta dai giornali locali a Udine circa un mese fa alla fine della cerimonia in cui gli è stata conferita la cittadinanza onoraria del capoluogo friulano. Oltre a Benedetti il sindaco uscente Pietro Fontanini ha poi premiato con il sigillo della città il comico Ermes Di Lenardo meglio noto come Sdrindule.
Anche in questo caso la tragedia si muta in farsa.
La lotta contro l’acciaieria però è iniziata.