In parallelo al dibattito italiano sulla dose
minima di cannabis consentita (mezzo grammo o uno intero), in Francia è arrivata sul mercato dell’erba pericolosa.
Ci sono stati due casi di gravi patologie respiratorie sembra dovuti all’uso di cannabis e la Direzione Generale della Sanità ha prontamente lanciato l’allarme. Tuttavia il danno non è dovuto all’erba (il cui consumo cronico è comunque dannoso), ma agli additivi contenuti. Sembra che le organizzazioni criminali che ne curano la produzione e la distribuzione aggiungono micro particelle di vetro per dare maggiore brillantezza al prodotto (così appare più resinoso) e per aumentarne il peso. La controindicazione, per il consumatore, è che l’inalazione di particelle di vetro provoca danni alle vie respiratorie molto peggiori rispetto a quelli provocati dalla marijuana mischiata solo col tabacco (che contiene nicotina, che provoca dipendenza).
Il problema dell’adulterazione dei prodotti è sempre cocente, ma in questo caso deriva in primo luogo dalla natura del commercio, cioè il mercato nero. Infatti, non esistono controlli sulla qualità e quindi i venditori senza scrupoli possono aggiungere quello che vogliono – anni fa si parlava di hashish al mercurio e del “coppertone” che secondo la leggenda era hashish mischiato con pneumatici… non si è mai saputo se fossero leggende o avessero un fondo di verità.
L’assenza di controlli di qualità è dovuta alla persistente situazione di illegalità, essendo la cannabis una sostanza proibita da decenni – la proibizione della marijuana e dei suoi derivati risale al 1937 negli USA che poi hanno esportato tale politica nel resto del mondo. Un po’ come oggi esportano la democrazia.
Ci sono varie teorie sui motivi del proibizionismo. Una interessante lo collega alla fine del proibizionismo alcoolico, durato dal 1919 al 1933. A causa della fine del proibizionismo l’ufficio federale che si occupava del settore ovviamente diventa inutile e vede drasticamente ridotto il proprio budget. Di conseguenza per garantire la propria sopravvivenza diventa necessario trovare un’alternativa che è appunto la marijuana. E a questo scopo si è impegnato l’allora capo del Federal Bureau of Narcotics, Harry Anslinger, tramite conferenze, film e un massiccio utilizzo dei mass media.
Un’altra teoria punta il dito sui petrolieri. All’inizio del secolo scorso la canapa era utilizzata per moltissimi usi non edonistici, come ad esempio nella produzione di tessuti, cordame, carta. In quel periodo nascono le prime materie plastiche e il Nylon (1935), derivati dal petrolio. La teoria cospirazionista spiega il proibizionismo con le pressioni di Du Pont (inventore del Nylon) e dei petrolieri per eliminare un concorrente dei loro prodotti.
Probabilmente non sapremo mai com’è andata la storia, ma merita riflettere con oggettività e senza pregiudizi sull’incoerenza della proibizione dell’erba, se ne confrontiamo gli effetti nocivi con quelli di sostanze legali come l’alcol e il tabacco. Di questi ultimi due esistono innumerevoli studi che descrivono i danni, anche mortali, sia a lungo termine, sia letali in seguito a sovradosaggio. Per contro gli studi sulla nocività della cannabis non sono univoci, mentre esistono diversi comprovati utilizzi terapeutici. Recentemente sull’autorevole rivista Lancet è stato pubblicato uno studio sulle sostanze più nocive per l’uomo e per la società che pone ai primi posti per pericolosità sociale l’alcol e il tabacco, mentre la cannabis non è neanche tra le prime dieci sostanze. Inoltre, sembra non esistano casi mortali di overdose, perciò la dose mortale è stata studiata sui topi. Il risultato di un simile studio del 1969 riportava come dose efficace un decimo di grammo, mentre come dose mortale 4 chili. Considerato che è praticamente impossibile per una persona fumare o anche mangiare 4 chili di erba, ne consegue che il pericolo mortale è di prendere in testa un pannetto di hashish da 4 chili caduto dal ventesimo piano di un palazzo.
Altra tesi opinabile che riguarda l’erba è che sia la droga d’entrata che porta al consumo di altre più pericolose. Utilizzando lo stesso ragionamento si può dire che il tabacco e l’alcool precedono l’uso della cannabis, così come l’utilizzo di the e caffè (che hanno anche effetti psicotropi, in base alla definizione dell’OMS) precede quello dell’alcool e tabacco. Quindi, se uno vuole fare il serio proibizionista contro tutte le sostanze psicotrope dovrebbe essere coerente e proibire le sigarette e il vino e anche il cappuccino. Oppure, bisognerebbe valutare in modo oggettivo quali sostanze sono più dannose per la collettività e agire di conseguenza, in primis diffondendo informazioni che rendano le persone maggiormente consapevoli degli effetti sulla salute dei comportamenti autodistruttivi.
Collettivo Economisti Solidali e Socialmente Orientati
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