Elogio del pudore: media e disturbo mentale

Nel Comune di Monte di Procida un uomo con disturbi psichici ha ucciso la propria nipotina mentre si trovava in casa con la bambina.

Qui leggete il modo vergognoso, grossolano ed osceno (come al solito) di trattare la vicenda in sé e la questione della salute mentale in genere fatta da Il Giornale (in un articolo scritto pure male).

Anche media meno disgustosi de Il Giornale del resto trattano comunque la cosa in modo discutibile pur invitando psichiatri “democratici” e imbiancandosi di imparzialità .

Stamattina su Radio 24 c'è stata una trasmissione che partendo dall'episodio di Procida ha rilanciato la discussione sulla legge 180 con l'intervento di Peppe Dell'Acqua (troncato nel suo ultimo intervento peraltro) e del ben poco onorevole Ciccioli.

Sul sito poi – come volevasi dimostrare – compare un sondaggio che chiede: “Malattia mentale: secondo voi andrebbe rivista la legge Basaglia?”

Personalmente non sono mai stato contrario ad una rettifica della 180 (magari togliendo la parte sul TSO, prevedendo anche la chiusura degli OPG, abolendo gli stati di interdizione e inabilitazione o perlomeno gli istituti di tutela e curatela…) però temo che se – nel momento in cui scrivo – l'83% ritenga opportuna una revisione delle legge la cosa lasci pochi spazi all'ottimismo in un periodo in cui i venti reazionari e oscurantisti soffiano forti come e più di sempre.

La questione in ogni caso non è nuova. Lo stigma della pericolosità, incurabilità, incomprensibilità della cosiddetta malattia mentale è da sempre ampliato dai media.

Il forum della salute mentale è da un po' che lavora su media e follia con anche la redazione della cosiddetta Carta di Trieste: “un codice etico/protocollo deontologico per giornalisti ed operatori dell'informazione che trattano notizie concernenti cittadini con disturbo mentale e questioni legate alla salute mentale in generale”.

La “Carta di Trieste” non è una cosa rivoluzionaria: è un banale atto di civiltà. Anzi in qualche modo reclama riservatezza su fatti considerati come clinici assimilando la “malattia mentale” alle altre malattie; fatti che in realtà fanno parte della vita delle persone.

Qualcosa di più ci vorrebbe: non solo un codice etico per le notizie “concernenti cittadini con disturbo mentale e questioni legate alla salute mentale in generale” perché di mancanza di obiettività se non di razzismo lo si ha anche nei casi di notizie su migranti; o casi di sessismo o omofobia su notizie su donne o GLBT e la lista potrebbe continuare a lungo (e mentre per le debolezze di molti deboli c'è la gogna, per alcuni potenti delinquenti e/o immorali invece vige l'omertà sociale e mediatica).

Quello che è necessario da parte dei mezzi di comunicazione – ma direi pure di tutti noi – è una sorta di pudore quando si tratta di parlare di questi argomenti se non altro perché gli “argomenti” in questione sono e riguardano persone come noi e che perfino potremmo essere noi…

La tentazione a pontificare in modo moralista o di fare di tutta l'erba un fascio per i più diversi motivi – da quello ideologico a quello culturale alla necessità di fare cassetta politica o economica che sia… – affligge i discorsi dei media e non solo ma non possiamo non accorgerci come questa cosa continui a produrre effetti autoritari ed esiti contraddittori.

Per questo invitiamo con la nostra sola puerile voce a fare un passo indietro di fronte alla tentazione al cannibalismo: cerchiamo di avere il pudore di non possedere una verità di fronte a certi fatti sconcertanti. Lo dobbiamo alle persone cosiddette folli e ai loro familiari e, in fin dei conti, lo dobbiamo pure a noi stessi…