Funerali di stato per la poetessa Alda Merini.

Strano destino per chi – come la poetessa dei margini, degli eccessi erotici, dei navigli, dei manicomi – è stata fino alla fine esclusa dal mondo dei professori e degli onorevoli, della gloria e del potere raccogliendo talvolta qualche apprezzamento sempre però discusso e combattuto.

Non riuscì ad entrare al liceo per non aver superato la prova di italiano. Ha subito un duro periodo di internamento in manicomio dove ha subito tutte le peggiori tecniche psichiatriche: dall’elettroshock alla sterilizzazione forzata. All’uscita il ritorno alla vita e alla scrittura con pagine tra le più ispirate. Divenne un personaggio interessante e controverso spesso su palcoscenici o davanti a telecamere esaltata e travisata dalla società dello spettacolo che nell’usarla le ha dato un ruolo e una notorietà opposte alla realtà della sua dozzina d’anni da internata.

Oggi i funerali in duomo alla presenza di porpore, papaveri, potenti e sapienti.

Una diversa da sempre vicina a matti, puttane e barboni si trova – morta – a ricevere l’omaggio di potenti e accademici: estrema beffa da poeta forse. Senz’altro sciacallaggio di un potere che non può che avvicinarsi alla poesia che quando la poesia non c’è più. Dove c’è il potere non può esserci poesia né amore e per questo la Merini è morta in semi-povertà con gli spiccioli del fondo Bacchelli elargiti come elemosina ma da lei accettati con dignità ed entusiasmo come fossero il Nobel.

Noi ti ricordiamo come la piccola, dolce e strampalata donna che ci ha insegnato a vedere le stelle nei cuori dei barboni, a sentire l’angoscia della "terra santa" del manicomio  (e forse non a caso sei mancata proprio nel giorno dei santi), a credere nonostante tutto nella possibilità straziante, appassionante e carnale dell’amore. 

Grazie e ciao Alda, piccola ape furibonda!