Guzzanti: al rogo la legge Basaglia

Il senatore di Forza Italia, Paolo Guzzanti - foto Ansa - 220x147Paolo Guzzanti, senatore di Forza Italia famoso per aver diretto la commissione Mitrokhin e per le sue sparate contro Romano Prodi ha deciso, per la campagna elettorale, di puntare sulla cancellazione della legge Basaglia. Guzzanti è in lista con il Pdl a Roma e come iniziativa di propaganda ha convocato a Palazzo Madama l’associazione dei parenti dei malati di mente Arap, associazione per la Riforma dell’Assistenza Psichiatrica che fa capo a Maria Luisa Zardini, per illustrare la sua volontà di picconare la legge 180, di cui il prossimo maggio ricorre il trentesimo anniversario della storica approvazione.

Si tratta in effetti di una legge che ha fatto storia, non solo in Italia, che ha abolito i manicomi-lager e segnato una tappa fondamentale nella democrazia della cura di pazienti psicotici e dei disturbi mentali. È intorno alla battaglia di Franco Basaglia e della Psichiatria democratica che si radunarono – come testimonia il film di Marco Tullio Giordana "La Meglio Gioventù"– alcune delle energie migliori della rivoluzione libertaria degli anni Settanta. Il dibattito sulla mancata attuazione della legge per quanto riguarda la creazione di strutture assistite nel territorio che non lasciassero solo il malato dimesso dall’ospedale psichiatrico, solo con la sua famiglia, è un dibattito anche quello che va avanti da anni. Guzzanti ha deciso di cavalcare le esasperazioni dei familiari di fronte alle falle del Welfare, o meglio del sistema di salute mentale, per una personale crociata in chiave antisessantottina.

Del resto, il senatore Guzzanti dovrà vedersela direttamente con l’ex collega di partito Giuliano Ferrara, come lui giornalista, come lui traghettato a destra da un passato di sinistra accesa, che ha sfoderato stendardi propri per la sua crociata contro un’altra legge-conquista degli anni Settanta: quella sull’aborto.

Al convegno convocato al Senato contro la 180 hanno partecipato il professor Luigi De Marchi, direttore della Società Europea di Psicologia Umanistica – psicologo reichiano e saggista molto schierato su posizioni ultra occidentali- e il professor Giuseppe Tropeano, anche lui nel novero degli psichiatri biologisti che da anni si scagliano contro la legge 180.

Paolo Guzzanti ha presentato il suo piano come una «riforma della psichiatria» ma ha poi spiegato che «al primo posto» c’è unicamente «la cancellazione della legge 180 legge ideologica e non riformabile, che ha provocato finora più di 3.500 morti e non meno di 200 mila feriti». «Sono due milioni i famigliari di malati di mente in Italia, che vivono nel terrore e nel dolore per la mancanza di quegli strumenti scientifici e umani che esistono in tutti i Paesi civili, ma non nel nostro». Guzzanti ha anche annunciato di voler raccogliere in un instant book «le storie dei "basagliati", cioè di quei malati che se si trovassero in Francia, Gran Bretagna o Germania sarebbero curati adeguatamente e che invece da noi vengono avviati al suicidio o comunque alla distruzione della propria vita e di quelle dei loro famigliari». Insomma, strutture chiuse, di contenimento del malato, moderni manicomi. Evidentemente Guzzanti ha qualche certezza di non correre mai il rischio di essere tra i reclusi.

La crociata appena intrapresa da Guzzanti ha già provocato reazioni indignate dai "basagliani". «iNon riesco a capire perchè agli appuntamenti elettorali si utilizzino queste parole e queste falsificazione sulla testa di persone che sono fragili e di tutto hanno bisogno, tranne che di essere strumento di persone e situazioni che non hanno nulla a che vedere con la realtà dei fatti», dice Peppe Dell’acqua, responsabile del distretto di salute mentale di Trieste, allievo e successore di Franco Basaglia.  «Se Guzzanti vuole parlare di smantellamento della legge 180- sottolinea ancora Dell’Acqua- significa che vuole far diventare i malati mentali cittadini di serie B. Se c’è una scuola fatiscente non significa che debba essere abolito il diritto all’ istruzione delle persone».

La legge 180, spiega, ha semplicemente restituito, come previsto dall’articolo 32 della Costituzione, il diritto alle persone con disturbi mentali alla tutela della salute nel loro rispetto. E ricorda che il nostro Paese, che si è privato dei manicomi, ha un tasso medio di lesioni alle persone e omicidi con gli stessi indici che ci sono in Francia, in Inghilterra e soprattutto negli Stati Uniti, «dove i manicomi vivono e vegetano ancora, e dove ci sono forme di controllo improntare all’ordine pubblico». Se poi si vuole invece, prosegue lo psichiatra basagliano, «fare in modo che migliori l’assistenza nel campo della salute mentale si deve far sì che le Regioni che sono titolari della sanità vengano sostenute e obbligate a mettere in atto strategie che mettano in campo più risorse». Servono, dice, «centri di salute mentale aperti 24 ore su 24, servizi di diagnosi e cura accoglienti con porte aperte non collocati in strutture fatiscienti o nei sottoscala, strutture residenziali con non più di 8 posti letto, e che vengano chiusi istituti come il Giovanni XXIII in Calabria». Occorrono, aggiunge Dell’Acqua, «provvedimenti seri per il reinserimento lavorativo dei pazienti, interventi economici di sostegno e servizi di prossimità a favore delle famiglie. io chiederei a guzzanti come si sentirebbe e che farebbe se avesse figlio con un disturbo come la schizofrenia».

da: http://www.unita.it/view.asp?IDcontent=73950