Idemo u more: Baška

Arrivati a Baška serve trovare una sistemazione. Io e Mira (che alla faccia del clima salubre si è beccata un pesante raffreddore che poi ha passato a Dora dopo quattro giorni per un totale di 5 ore di asilo….) bighelloniamo un po’ tra le tante insegne di Uffici turistici che mi lasciano sospettoso e vagamente inquieto sulle fregature che nascondono.
A un tratto noto a terra accanto a un intrico di siepi appoggiato su due mattoni dipinti con le parole Sobe e Apartman un cartoncino con scritto in pennarello “Vino i Rakija”. Non ho dubbi: ho trovato! Entro e incontro una anziana seduta sotto delle viti. Stranamente per le mie esperienze vacanziere in Republika Hrvatska non parla una parola di italiano (ma scoprirò poi che a Krk l’italiano lo parlano realmente in pochi e male), ma mi faccio capire a gesti e grugniti. La prima domanda è, ovviamente, se hanno vino. No non ce n’è… maledizione! Si vede che non ero un pirata segnano… loro qui il vino lo trovavano io no… Va beh…
Non mi resta allora altro da fare che chiedere se per caso affitta appartamenti. Mi conduce in casa (molto Jugo) e fa una telefonata. Tra i suoni spezzati del croato colgo ogni tanto qualche parola; capisco che sta chiamando un’agenzia turistica… nooooooo… va beh sono stanco e le bimbe più di me e quindi me ne frego da bravo italiano in vacanza e se ci spennano un po’ in fin dei conti è sempre meglio che sbattersi per trovare altro e poi siamo in vacanza no!?
Poi scopriremo che l’agenzia chiamata è l’unica in cui io ero entrato e immediatamente uscito dopo aver sentito i prezzi (58 iuri al giorno) dell’unico appartamento che avevano rispondente alle nostre esigenze… si vede che era destino finissimo lì…
L’appartamento comunque è bello, fresco e spazioso e qui le bimbe dormiranno più che altrove insomma talvolta le inculate possono avere aspetti piacevoli insomma (Gigetto docet).
Inoltre come in tutti gli appartamenti dati in affitto alla turistaglia da queste parti pure questo ha tv satellitare. Prima cosa che faccio quando entro – forse addirittura prima di avere posato i bagagli – è accendere la televisione (sintonizzata su gay.tv il che mi fa fantasticare su quanto possa essere successo prima del nostro arrivo…) cosa che farò ogni volta che entrerò in casa: da qui capisco come sia possibile che in Italia viga una telecrazia presieduta dal nano malefico (no non quello di Adegliacco intendevo quello di Arcore).
Il giorno successivo dopo la mattina al mare ci facciamo un giro per l’isola: prima destinazione ovviamente Vrbnik/Verbenico. Ovviamente perché questa cittadina è nota per il fatto che qui si produce uno dei più famosi vini jugoslavi: la Žlahtina.
Altrettanto ovviamente nonostante un tentativo di sosta nella più grossa azienda agricola della zona per il boicottaggio delle bimbe non riuscirò a bere neppure un calice… e per tutto il resto delle ferie le mie bevute – che seppure quasi mai eccessive saranno quotidiane – saranno per lo più serali (il che visto la rigidità da queste parti sul tasso alcolemico per chi guida = 0 forse è stato un bene…) a base di vinazza oppure preferibilmente delle oneste birre croate anche nel comodo bottiglione in plastica da 2 litri: in ordine di preferenza Osiječko (ottima quella nera), Ožujisko, Karlovačko. Questo giro visto la difficile gestione nella sbronza nema Pelinkovac con cui è troppo facile passare dall’euforia al collasso alcolico… al massimo qualche bicchierino di Šlijvovica cortesemente offertami dalla parona di casa che gentile ed invadente ingozza Mira (e pure Dora) di biscotti al cioccolato. Però cosa utile ficcando in bocca a Dora banana schiacciata ci farà scoprire un’arma in più contro la fame della piccola… Mira in compenso ha scoperto il gusto delle prugne… banana e prugna accostamento delizioso…

Bandiera croata: in cielo un grifone
Baška oltre che come località turistica è famosa per la lapide – di cui una pacchiana riproduzione in miniatura è appesa nel “nostro” appartamento – qui ritrovata (che peraltro è conservata a Zagabria): uno dei più antichi documenti linguistici croati risalente al 1100 scritto in glagolitico (alcuni reperti li abbiamo visti pure a Vrbnik).
Provo sempre una certa circospezione verso i richiami nazionalistici a documenti o fatti medievali che con tutto il rispetto che posso provare per il veteroslavo (poco) mi sanno un po’ di fascismo. Nel caso specifico poi la lapide e il glagolitico in generale oltre all’elemento nazionalistico implicano strettamente anche quello religioso: la lapide attesta una donazione del re croato Zvonimir alla chiesa di Santa Lucia di Jurandvor nei pressi di Baška e nella metà del XI secolo preti e frati “glagolianti” di Veglia si ribellarono contro la decisione del papa di introdurre il latino nei riti religiosi…
Nazionalismo e fondamentalismo religioso sono due delle cose che odio di più e che in Croazia sono disgustosamente diffuse insieme al militarismo il che mi fa ricredere circa la fantasia che ogni tanto mi coglie di venirci a vivere come tanti monfalconesi – tra cui anche parenti – avevano fatto a guerra (la seconda mondiale) finita con il sogno del socialismo… tra l’altro questo è un argomento su cui prima o poi dovrò pure scrivere qualcosa… (anche Magris ne parla in un nel suo Microcosmi)
“Glagolitico” per il suo suono strano diventa un tormentone ed è una parola che ripeteremo scherzosamente in continuazione. Inoltre mi sa che Mira quando usa strane parole – tipo Cuda; Cudala; Blebla ecc. – al posto di parolacce in realtà non lo fa per evitare di essere ripresa ma si sta esprimendo in glagolitico: del resto il suo nome è molto diffuso da queste parti e tra i vari sassi che ha raccattato ce n’è uno vagamente simile – per un occhio sufficientemente svarionato – alla lapide di cui sopra…
A Krk poi abbiamo visto il capoluogo omonimo che è forse la cittadina più bellina, ma nulla di notevole da segnalare. Siamo passati per un altro bel posto: Punat in cui però visto le bimbe dormienti nema sosta al loro risveglio improvviso nella campagna abbiamo cercato un agriturismo per uno scalo tecnico però anche in questo caso niente da fare e così a Krk non siamo riusciti a vedere capre né pecore.
Dopo qualche giorno esclusivamente di mare – in cui un pesce mi ha mozzicato la gamba facendomela sanguinare – decidiamo di sfuggire a un insopportabile destino da bagnanti: ormai vista la situazione abbiamo abdicato dalla pretesa di essere viaggiatori e va bene, già l’identità di turisti ci fa sentire un po’ stupidi però ridursi a placidi e soddisfatti bagnanti è addirittura troppo… quindi scappiamo verso Cherso la più grande delle isole Assirtidi…

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