La casa-riparo o “casa-del-fuggitivo” “Weglaufhaus” di Berlino

Di seguito l’articolo di presentazione della “Weglaufhaus” di Berlino: una casa in cui si sperimenta da diversi anni un altro modo di gestire il disturbo mentale.

L’articolo inizialmente è stato pubblicato su Changes -An International Journal of Psychology and Psycotherapy (England), Vol. 17 (1999), p. 278-288 – di Iris Holling

Poi è stato riproposto in due puntate sulla Fanzine autoprodotta Les Costumizzed [qui potete scaricare il pdf – da stampare e diffondere – del secondo numero con la parte finale dell’articolo] ora lo diffondo anche io.

Non è recentissimo ma comunque la sostanza non è cambiata…

Ringrazio Les Costumizzed per avermi fatto conoscere questa esperienza e dato la possibilità di diffondere questo articolo.

 

Prima ero io.

Poi ero io in modo diverso.

Ora non so più chi sono, ma so cosa vogliono che io sia.

Io voglio essere me come mi pare, senza paura di essere sbagliata, giudicata, rinchiusa.

Non è semplice dopo essere stati imbottiti di psicofarmaci per settimane perché si era sé stessi in modo diverso e sconfinato.

Una volta capito cosa la società omologante vuole che tu sia per smettere di umiliarti, basta solo che tu ti ricostruisca

un’identità guardando come fanno gli altri esseri “normali”.

Presente il film di Woody Allen: “Zelig”? Ecco, a volte mi sento così.

Vorrei che a nessun altro mai capiti di non capire più come vuole essere e di non avere il coraggio di esserlo.

Vorrei che a nessun altro mai venga castrata la libera espressione della sua forza vitale.

Per questo vogliamo divulgare questo esempio di alternativa alla psichiatria.

(Gli anni di pratica ormai sono ben più di tre).

Villa Stöckle (“Weglaufhaus”) – Berlin

 

La casa-riparo o “casa-del-fuggitivo” “Weglaufhaus” di Berlino

Tre anni di pratica antipsichiatrica

 

La casa-riparo di Berlino >> Weglaufhaus << [ndT: runaway-house = casa-per-fughe; casa-del-fuggitivo, intendendo dalla psichiatria] è stata finalmente aperta l’1 gennaio 1996, dopo 10 anni di pene per realizzarla. E’ la prima istituzione antipsichiatrica gestita in modo da ottenere fondi ufficiali in quanto centro per sopravvissuti (*) alla psichiatria senza casa.

La casa-riparo è un luogo pensato per chi vuole tenersi alla larga dalla porta girevole della psichiatria e per chi ha deciso di voler vivere senza diagnosi psichiatriche e senza psicofarmaci. Apre uno spazio fuori ed oltre la rete (sociale) psichiatrica che rende le persone dipendenti, uno spazio in cui i residenti tentano di riacquistare il controllo della loro vita. Qui essi possono aver riparo, riacquistare forze, parlare delle loro esperienze, sviluppare piani per il futuro senza il punto di vista psichiatrico di malattia, che blocca l’accesso alle loro speranze e non considera le loro difficoltà personali e sociali. Il rifiutare qualsiasi diagnosi apre nuove prospettive alla vita di persone che per anni sono state ridotte a categorie di sintomi da combattere. I residenti della casa-riparo riconquistano la responsabilità di se stessi.

Ci sono voluti dieci anni di battaglie

La casa-riparo è frutto (**) del movimento dei sopravvissuti in Germania. Prima di diventare un gruppo all’interno del Lunatics’ Offensive (Irren-Offensive), gruppo di autoaiuto per sopravvissuti, l’ Associazione per la Protezione contro la Violenza Psichiatrica (Verein zum Schutz vor Psychiatrischer Gewalt e.V.) fu fondata nel 1989 come gruppo misto di sopravvissuti ed altri attivisti antipsichiatrici. Nel 1990 un donatore privato, il cui figlio si suicidò dentro un’istituzione psichiatrica, acquistò la villa che è stata convertita in casa-riparo. Poiché l’essere proprietari della casa era l’unico requisito richiesto dal Senato di Berlino per assicurare il finanziamento per il funzionamento, nient’altro era necessario dopo che la maggioranza politica era cambiata. Occorsero altri sei anni di intense controversie con le varie autorità coinvolte, finché finalmente fu accordata una remunerazione giornaliera per le persone alloggiate nella casa: “Aiuti per difficoltà sociali speciali”. Questo implicò anche un limite al numero di persone clienti, senza casa o in procinto di esserlo.

Essendo un progetto apertamente antipsichiatrico la casa-riparo è una sfida continua alla psichiatria ed è recepita come una provocazione da molti gruppi sociali. I vicini hanno fatto ricorso al tribunale per prevenire l’apertura della casa, senza ottenere nulla. Essi stanno tuttora controllando accuratamente la casa, nonostante niente di straordinariamente pericoloso sia finora successo.

La casa-riparo ha anche vari nemici politici, ma si spera che i risultati del lavoro svolto all’interno, rendano più debole la loro posizione.

Vita giornaliera nella casa-riparo

Il concetto consiste nel non avere un concetto. Invece di essere un’istituzione terapeutica, la casa-riparo è focalizzata sulla vita di tutti i giorni. Fino alle tredici i residenti curano la vecchia villa nella zona Nord di Berlino e gestiscono la vita casalinga: cucinano, puliscono, comprano, lavorano nel giardino o migliorano la casa da soli. Ci sono incarichi di lavoro diversificati, ma si compartecipa. La prospettiva è quella di tirare avanti la casa da soli per assicurarne il funzionamento.

Il team consiste in 10 lavoratori permanenti a tempo parziale e due che lavorano a stipendio pieno. Più importante della qualifica professionale sono le qualità quali l’attenzione, la tolleranza, la sensibilità, l’apertura, l’esperienza personale, la capacità di avere a che fare con conflitti e una netta attitudine antipsichiatrica. Questo significa trattare i residenti senza pregiudizi, essere schietti e onesti, significa mettersi sullo stesso piano e non pensare ad essi in termini di malattia mentale, ma quali esseri umani responsabili, che decidono da soli della propria vita. Almeno la metà del team sono “sopravvissuti” alla psichiatria.

Essere stato paziente in un’istituzione psichiatrica non è di per sé una qualifica sufficiente per lavorare alla casa-riparo, ma aver avuto quest’esperienza, averci riflettuto, esserne uscito trovando altre vie per abbattere la recinzione delle emozioni straordinarie, esperienze straordinarie, percezioni straordinarie, pazzia (***), è insieme all’esperienza della violenza psichiatrica, una particolare forma di conoscenza che è parte fondante della casa-riparo. Comunque è importante notare che non tutti i pazienti delle istituzioni psichiatriche erano “pazzi”. Altre qualifiche professionali dei membri dello staff (di entrambi i tipi, sopravvissuti e no) sono quelle di assistenti sociali, pedagoghi, filosofi, psicologi, meccanici …

Non ci sono medici professionisti, in particolare non ci sono psichiatri a lavorare nella casa.

Chi vive nella casa ?

Possono vivere nella casa-riparo per un massimo di sei mesi tutti gli ex ricoverati in istituzioni psichiatriche che sono senza casa o in situazione precaria. Il 34% dei residenti (le statistiche si riferiscono al periodo 1996-98) provengono direttamente dall’ospedale psichiatrico, il 20% erano homeless (senza casa, barboni) e vivevano in strada, il 23% provenivano da altre istituti (psichiatrici) o rifugi per donne, il 13% provengono dalla loro famiglia, da amici o conoscenti e infine l’8% da una casa dove non potevano più restare.

Nel primo anno 132 persone sono vissute nella casa, 63 donne e 69 uomini, con una permanenza media di 62 giorni. La maggior parte di coloro che chiedono consulenza e supporto alla casa-riparo, hanno lunghe storie di trattamenti psichiatrici: sono stati istituzionalizzati più volte, hanno subito ricoveri forzati e sono stati psicofarmacizzati pesantemente. Durante la loro permanenza nelle istituzioni psichiatriche sono stati contrassegnati da tutti i tipi di diagnosi. Queste etichette-diagnosi sono del tutto irrilevanti nella casa-riparo. L’età media è di 33 anni. In media la psichiatria ha determinato la vita dei residenti per più di dieci anni ciascuno.

E’ significativo notare che difficilmente qualcuno è stato indirizzato alla casa-riparo da altre istituzioni. Insistiamo perciò perché chi è interessato alla casa-riparo ci contatti personalmente. Si può risiedere nella casa solo volontariamente e si è liberi di lasciarla in ogni momento. Nel colloquio preliminare in cui noi cerchiamo di stabilire se la casa-riparo è il posto giusto per la persona, ci basiamo soltanto sulle informazioni fornite dal potenziale residente. Ci fidiamo della sua auto-descrizione e non chiediamo nessuna opinione autorevole. Ai miei occhi, il punto di partenza di prendere seriamente e come valida l’autopresentazione di una persona, rappresenta un’enorme differenza rispetto la loro precedente esperienza di marchiatura e di pregiudizi dovuti all’istituzionalizzazione psichiatrica. A mio giudizio, una delle più importanti caratteristiche della casa-riparo è l’offrire una possibilità e delle nuove prospettive a chi ha subito un trattamento psichiatrico. In particolare, l’opportunità di potersi svezzare dagli psicofarmaci (neurolettici, antidepressivi, tranquillanti, litio, ecc) in un ambiente di supporto favorevole, rende la casa-riparo un posto unico. Poiché non ci sono medici nella casa, chi ci risiede deve consultare gli specialisti fuori dalla casa. Noi avvertiamo i residenti che hanno preso la decisione di uscire dal tunnel degli psicofarmaci, di farlo gradualmente, specialmente se vengono assunti da parecchio tempo. Parliamo anche di questioni come: cosa ti aiuta se ti trovi in una situazione difficile? Quale tipo di supporto desideri? Di cosa hai bisogno? Quali esperienze hai avuto quando hai smesso? Molti residenti sono divertiti quando gli chiediamo dei loro desideri ed esperienze perché nessuno gliel’ha ha mai chiesto prima. Spesso non sanno cosa desiderano o di cosa hanno bisogno perché non hanno mai avuto la possibilità di ottenerlo. Quindi, cerchiamo di trovare insieme delle strategie utili.

NOTE :

(*) ‘Sopravvissuti’: Il termine tedesco Psychiatrie-Betroffene (persone afflitte dalla / opposte alla psichiatria) non si traduce bene . Poiché la maggior parte dei membri della Associazione per la Protezione contro la Violenza Psichiatrica chiamano se stessi “sopravvissuti” piuttosto che “(ex-) utenti” della psichiatria, ho qui usato il termine “sopravvissuto”, quantunque è più radicale e critico del tedesco “Psychiatre-Betroffene”. Ritengo comunque che Psychiatrie-Betroffene contraddistingua meglio il sentimento di violenza subita da chi è gettato in mano alla psichiatria rispetto l’attualmente usato termine Psychiatrie-Erfahrene (persone che hanno sperimentato la psichiatria), usato dalle associazioni nazionali tedesche di (ex-) Utenti e Sopravvissuti alla psichiatria quali la Bundesverband Psychiatrie-Erfahrener

(**) Alcune delle idee base della casa-riparo si possono trovare nell’articolo di Uta Wehde : “Supporto umano anziché inumano trattamento psichiatrico ” in Changes, Vol. 10, No. 2, June 92, pp. 154-160.

(***) ‘Pazzia’: – a proposito di “pazzia” la parola tedesca per matto o pazzo è >> verrückt << che contiene il concetto di distanza dalla normalità. Ciò significa che la pazzia può essere considerata piuttosto una relazione-rapporto anziché una qualità o un difetto da attribuire al pazzo. In accordo a questa lettura io considero la pazzia come un termine descrittivo e non peggiorativo.

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COSA SUCCEDE NELLA CASA?

Forme di aiuto

Non ci sono concetti terapeutici sottostanti il lavoro nella casa-riparo. Chi ci risiede ottiene aiuto a proposito di quel che desidera.

I residenti scelgono due membri dello staff come persone di fidu-cia, cioè lavoratori della casa che essi trovano particolarmente ben disposti verso di loro. I residenti possono discutere e parlare con chi vogliono del team, ma ci sono le simpatie e ci si trova più a proprio agio con certe persone anziché altre. Il sistema rende possibile a tutti i residenti di scegliere con chi vogliono parlare più intensamente.

Oltre l’importante possibilità di vivere attraversando crisi, pazzia, o disagio estremo, la situazione circostante supporta tali situazioni senza essere imbottiti di psicofarmaci e il supporto è prevalentemente diretto alla vita di tutti i giorni. Si fanno piani per il futuro: dove i residenti vogliono andare a vivere dopo il periodo nella casa-riparo? Possono andare in un appartamento di loro proprietà? O insieme ad altri in un appartamento condiviso? O in qualche appartamento rifugio o di vita agevolata? E’ spesso difficile trovare qualche tipo di appartamento rifugio dove la posizione critica dei residenti rispetto gli psichiatri e gli psicofarmaci sia rispettata, anche perché noi siamo la sola istituzione antipsichiatrica a Berlino. Ma noi alle volte facciamo trattative e troviamo soluzioni.

Molti residenti non hanno qualifiche professionali, alcuni non hanno nemmeno finito la scuola. Sulle loro idee a questo proposito, parliamo: vogliono tornare a scuola? Sono interessati ad apprendistato o a corsi? Quale tipo di attività futura immaginano per se stessi? Quali sono i loro talenti? Come possono realizzare le loro idee su una prospettiva a lungo termine? Aver a che fare con l’ufficio di occupazione e con centri di qualificazione, trovare richieste di assunzione, compilare domande sono la pratica dell’aiuto in questo campo.

Sono inoltre rilevanti le attività del tempo libero e i vari interessi. A seconda degli interessi dei residenti, nella casa si può fare arte o giardinaggio. Gite fuori dalla casa, nuoto, andare a party, danza, corsi di sport, andare al cinema, …, trovare nuove attività. Gli impiegati o gli interni possono dare suggerimenti oppure continuare con i propri vecchi interessi, ma è sempre su scelta dei residenti quale attività fare o non fare.

Chiarire la situazione finanziaria dei residenti è un’altra delle occupazioni. Molti residenti vivono con l’aiuto dell’Assistenza Sociale, alcuni hanno pensioni o sovvenzioni per disoccupazione. Investigare a quali sovvenzioni hanno diritto, quali autorità sono responsabili e fare le giuste richieste fanno parte della nostra offerta. Se i residenti hanno debiti, li consigliamo di arrivare a patti con i creditori. Purtroppo la situazione giuridica dei residenti è spesso perdente. Spesso i residenti hanno tutori per specifici campi. Se essi vogliono cambiare il tutore per mancanza di fiducia o sensazione di non essere protetti od aiutati, noi li aiutiamo a cambiarlo oppure a liberarsene del tutto. Spesso consigliamo ai residenti avvocati competenti per specifiche questioni. Un altro importante mezzo di proteggersi, se si cade di nuovo in mano alla psichiatria è il “Testamento Psichiatrico” [ “Volontà rispetto la Psichiatria” “Psychiatric Will”], un documento in cui si dichiara come si vuole essere trattato e cosa si rifiuta, quali psicofarmaci si è d’accordo di prendere, quali persone di fiducia debbono essere contattate, di cosa si ha bisogno in caso di crisi , … .E’ importante aver compilato questo documento “Volontà rispetto la psichiatria” in uno stato di “indubbia normalità” , cioè fuori dalle istituzioni psichiatriche. Questo documento ha una certa validità giuridica in Germania e permette di uscir prima dalle cliniche e anche di citare in giudizio gli psichiatri se essi non rispettano i desiderata.(****)

La maggior parte dei residenti è molto isolata quando raggiunge la casa-riparo. Perciò gioca un ruolo importante riflettere sulla relazione con i membri della famiglia e gli amici. Talvolta questo conduce a tentare di riattivare contatti ed amicizie, talvolta porta a terminare relazioni distruttive. Nella casa i residenti si confrontano con una comunità di sopravvissuti che ha avuto esperienze simili. Incoraggiare il potenziale d’autostima dei residenti è una base importante per gli avvenimenti nella casa. Alcuni residenti stanno bene con gli altri, si aiutano l’un l’altro e perfino sviluppano amicizie e contatti che perdurano anche dopo la residenza nella casa. Ma spesso ci sono anche dei conflitti. Talvolta un residente pensa che alcuni lo perseguitano, vogliono danneggiarlo.

Se ci sono conflitti, dapprima invitiamo i residenti a risolverli da sé tra loro, ma se non succede uno degli operatori fa da mediatore. Questo porta ad un particolare lavoro, a discussioni e confronti per chiarire che percezioni differenti di una stessa realtà sono ugualmente valide. Un sentimento di persecuzione può essere concreto, reale, sebbene l’altra persona non abbia né l’intenzione né l’interesse di perseguitare. Trovare quanta parte ci sia di realtà è una battaglia continua. Ogni residente ha la sua propria storia. Parecchi hanno non solo provato la violenza psichiatrica, ma anche, nella loro fanciullezza, violenza psichica, fisica, sessuale. Parlare della propria vita, essere creduti sul fatto che si hanno avuto esperienze traumatiche, è una parte importante nella realtà della casa-riparo. Si cerca di aiutare i ricoverati a rivedere la propria storia sotto una luce differente, che vada oltre il punto di vista psichiatrico, che dia un senso alla propria esperienza, riappropriarsi del passato.

Questo è un aspetto decisivo, uno spazio che la casa-riparo apre.

Strutture

Il controllo da parte degli utenti è assicurato nella casa-riparo a più livelli. Nella “Associazione per la Protezione contro la Violenza Psichiatrica” i membri “sopravvissuti”, che hanno la maggioranza, hanno anche il diritto di veto su qualsiasi materia. Abbiamo stabilito che almeno il 50% dei lavoranti interni siano “sopravvissuti alla psichiatria”. La metà dei membri del team debbono essere donne – in effetti ora ci sono più donne che uomini che lavorano nella casa. Le decisioni sono prese in una riunione settimanale del team, mentre la casa fa riunioni due volte a settimana con tutti i residenti presenti e due operatori. Ogni tanto, specialmente se debbono essere discusse scelte importanti, si tiene una assemblea generale del team e dei residenti. La trasparenza è un punto chiave per persone che hanno sperimentato, subito decisioni senza sapere, con accesso negato ai documenti psichiatrici: tutti i documenti ufficiali e le note interne sono scritte in cooperazione con i residenti e sempre a loro accessibili.

Essi hanno la possibilità di essere presenti alle riunioni del team quando si discute di loro. Anche noi facciamo relazione scritta di quanto diciamo di loro e lo mettiamo a disposizione. Essi possono commentare su qualsiasi cosa i membri del team abbiano scritto a loro proposito. Inizialmente avevamo cominciato senza scritti e relazioni, ma è diventato necessario per poter aver fondi dalle autorità dell’Assistenza Sociale.

Comunque, non scriviamo niente sui residenti senza la loro approvazione e cerchiamo di scrivere meno dettagli possibili, allo scopo di rispettare il loro diritto alla privacy. L’assemblea di tutti è l’autorità più alta. L’organizzazione della casa, le spese sono discusse in tale assemblea, le attività comuni sono pianificate, i conflitti tra i residenti sono portati come temi all’ordine del giorno, tutte le decisioni riguardanti la vita nella casa sono prese qui. Anche i visitatori possono votare; i nuovi residenti diventano tali dopo un periodo di prova di due settimane; gli operatori e i lavoranti interni hanno un periodo di prova di un giorno.

Anche il team vota e se c’è parità prevale, ma non è mai successo finora che ci fosse opposizione completa tra il team e i residenti. Comunque le vere decisioni finali rimangono all’Associazione, [l’“Associazione per la Protezione contro la Violenza Psichiatrica” che detiene i diritti di proprietà della casa]. I membri del team funzionano solo come ‘facilitatori’ nelle assemblee della casa.

Finanze

La permanenza nella casa-riparo è finanziata in base alla Legge Federale di Assistenza Sociale. Mediante la remunerazione giornaliera garantita dalla legge come “aiuto per situazioni speciali di vita” si riesce a coprire solo i bisogni di base. La copertura dei costi si ottiene individualmente per ciascun residente da uno dei 23 differenti uffici di Assistenza sociale di Berlino. Questo dà luogo ad una enorme burocrazia e a situazioni stressanti per ogni residente, dal momento che alcuni degli uffici competenti avanzano difficoltà a coprire i costi, prendono lungo tempo per decidere, garantiscono aiuto solo per un periodo molto breve e domandano una enorme quantità di documenti e giustificazioni. Per caratterizzare questo tipo di pazzia degli uffici ho inventato la nuova diagnosi “folia officialis” che descrive la produzione di fiumi di carta, di responsabilità non accettata, di mancanza di disponibilità ecc. [Per ulteriori particolari a questo riguardo rimando al mio articolo “Ämterwahn” nel libro sulla casa-ricovero: Flucht in die Wirklichkeit, ed. by Kerstin Kempker, Berlin: Peter Lehmann Antipsychiatrieverlag 1998, p.149-158. Il libro dà una eccellente e colorita vista della vita pratica nella casa-riparo e include articoli di residenti, lavoranti, interni e membri della associazione.]

In tempi di scarse risorse e tagli ai budgets, alcuni dei rappresentanti ufficiali considerano la permanenza nella casa-riparo con una spesa di 200 marchi al giorno come cara, ma dipende dall’oggetto di paragone. Paragonato ad altre istituzioni come quelle per persone-senza-casa (homeless), che non sono centri di crisi, ma cosiddette “pensioni cimiciai” di standard molto basso e con supporto molto basso, la casa-riparo sembra cara, ma facendo il paragone con la guardia psichiatrica (300-700 marchi al giorno) è molto a buon mercato. E’ una prospettiva molto limitata e miope guardare solo al proprio orticello. Questa prospettiva ristretta combinata all’atteggiamento arrogante verso i residenti visti come un carico di spesa aggiuntiva anziché persone bisognose di aiuto che rivendicano i loro diritti, conduce ad esperienze umilianti per i residenti e spesso causa angoscia e collera verso le autorità. In tale situazione, il dare supporto ai residenti nella lotta per le loro legittime richieste diventa un fatto vitale. Comunque nei 23 differenti uffici di Berlino, abbiamo anche incontrato persone che ci hanno dato supporto e pronto aiuto, che sono contente che ci sia un posto in cui il doppiamente discriminato gruppo dei sopravvissuti alla psichiatria senza casa possa vivere.

La situazione finanziaria nella casa-riparo permane precaria, per quanto siamo sopravvissuti ai primi tre anni, ma solo a costo di economie radicali, peggioramenti temporanei delle condizioni di lavoro e un grande sforzo di superlavoro dei lavoranti.

L’esistenza della casa è tuttora in pericolo. Poiché continuiamo ad avere influenti nemici politici, non possiamo essere sicuri che nuovamente ragioni puramente politiche, pregiudizi infondati a fianco ad una opposizione ideologica, possano portare ad un arbitraria negazione del finanziamento. E’ per questo che la casa-riparo ha ancora bisogno di supporto morale e finanziario.

Successo

E’ difficile parlare di successo basandosi su statistiche o descrivendolo in termini astratti. Comunque solo i residenti stessi possono valutare l’importanza del tempo passato nella casa-riparo. Il 20% dei residenti sono tornati al proprio appartamento (spesso con un supporto individuale di un lavorante per un certo numero di ore a settimana). Il 25% sono andati ad altre istituzioni come case protette, residenze facilitate, case per donne. Il 17% sono andati con amici o familiari. Il 13% sono andati in ospedali psichiatrici. A proposito di questo gruppo è importante notare che per es. nel 1998, quattro degli otto residenti andati in reparti psichiatrici sono stati nella casa-riparo solo 4 giorni, gli altri 4 meno di un mese. Il 7% ci hanno lasciati per andare in strada o in ricoveri per homeless; il 5% non sappiamo. Dai dati statistici appare evidente che più a lungo si è soggiornato nella casa-riparo, più alto è stato il numero di chi è tornato nel proprio appartamento o in una situazione di supporto poco intenso. Secondo me, l’ideale è tornare al proprio appartamento, essere socialmente integrati, aver trovato lavoro, fare una vita autonoma liberi da psicofarmaci e senza ricadere di nuovo in ricoveri psichiatrici, è una meta molto ambiziosa a cui solo una piccola parte dei residenti si è avvicinata. Comunque una parte dei successi si trova nei dettagli, nei piccoli cambiamenti. Il successo non può essere definito in termini assoluti.

Per quanto mi riguarda è un successo se i tic facciali sono scomparsi dal volto di una persona afflitta dall’effetto Parkinson cosiddetto collaterale dei neurolettici, quando gradualmente li dismette durante la permanenza nella casa. Il 60% dei residenti non prendevano psicofarmaci prima di arrivare alla casa-riparo o hanno subito smesso. Tutti gli altri gradualmente hanno smesso supportati da medici generici esterni alla casa-riparo. Sono dell’opinione che è un buon inizio incominciare a pensare diversamente su se stesso, fuori dalle categorie psichiatriche di malattia mentale. Questo implica non definire le proprie esperienze straordinarie una malattia, ma dare loro un senso (che penso ciascuno può trovare solo per sé stesso) e prendersene responsabilità. Assumersi responsabilità può essere pesante dopo essere stati a carico delle istituzioni per anni, ma è tuttavia una sfida che può condurre a prospettive completamente diverse e passo passo condurre a realizzazioni sognate per anni. Impazzire è fino ad un certo punto possibile dentro la casa-riparo, finché c’è un certo contatto con il mondo circostante. Contatto non significa necessariamente comunicazione verbale, ci sono varie forme di contatto. Il nostro tipo di supporto della crisi consiste essenzialmente in un “essere” con.

Ad es. alcune donne sono state perfino condotte a rivivere le situazioni di violenza sessuale estrema sofferta da infante o bambina. Tornano ad essere il bambino abusato, lottano con il violentatore. A questo punto interveniamo, prevenendo che si feriscano tra di loro, parlando loro, dicendo dove stiamo, chi siamo, che nessun male nessuno vuol fare più loro. Essi non intendono, ma ad un certo momento ritornano alla lororealtà adulta. Allora è importante dir loro che cosa è successo in dettaglio, altrimenti non ricorderebbero. Nella psichiatria queste donne sarebbero violentemente legate al letto da parecchi uomini e trattate con neurolettici per forza, il che è come ripetere l’esperienza traumatica originaria. Il superamento della violenza sessuale su bambini che molto spesso conduce ai ricoveri da adulti, per donne ma anche maschi, è una importante riuscita della casa-riparo. Questo nesso è tuttora ampiamente ignorato in psichiatria.

Non tutte le forme di crisi o impazzimenti possono essere supportati nella casa-riparo: Se il contatto o l’accettazione mutua sono impossibili o se la persona viola più volte le regole della casa (non violenza, mutuo rispetto, non consumo di alcool o droghe illegali nella casa) e se non si assume la responsabilità delle sue uscite o se necessita la continua presenza di un addetto per lungo tempo, nascono delle difficoltà e perciò il residente deve lasciare la casa. Questo manda nel panico perché difficilmente si trovano alternative. Tuttavia talvolta il residente capisce la nostra difficoltà e il suo rischio di dover lasciare la casa.

Un altro aspetto di successo consiste nel fatto che il residente inizia a sviluppare e a tentare nuove strategie per trattare le voci che lui ode o trovare alternative al proprio autolesionismo. Scoprire nuove vie per trattare cose come angoscia, rabbia, aggressività, persecuzione, usando gli sport e la sala rumorosa, gettando parole alle pareti con qualcun altro presente, camminando nei campi, scrivendo, ascoltando o facendo musica, lavorando nel giardino, ecc. possono essere azioni utili. Tutti questi piccoli passi possono favorire la fiducia in sé dei residenti, che in gran parte è stata disturbata a causa dell’istituzionalizzazione come malati. Non è facile riacquistare fiducia nelle proprie percezioni, se ad esse si è attribuita una realtà distorta o si è stati incolpati di malattia mentale per lungo tempo. I membri survivors del team sono partners importanti per parlare di questi temi, come pure della loro esperienza di disassuefazione dagli psicofarmaci, dal momento che sono stati nella stessa situazione. Essi servono come ruoli-modello, ma anche lo scambio di opinioni con gli altri residenti è essenziale.

Sommando tutto, i tre anni e mezzo di esperienza pratica di lavoro nella casa-riparo hanno mostrato che le crisi psichiatriche possono essere trattate senza farmaci psicoattivi e senza mezzi coercitivi.

Appare anche evidente che bisognerebbe mettere in piedi altri spazi da-soppravvissuti-controllati con minori restrizioni all’accesso.

 

 

La casa casa-riparo può essere raggiunta a: Weglaufhaus “Villa Stöckle”, Postfach 280 427, D-13444 Berlin, Germany

Phone: +49-(0)30-40632146 or fax:+49(0)30-40632147.

Vedi anche il sito web http://www.weglaufhaus.de/

e il profilo facebook https://www.facebook.com/weglaufhaus.stockle

tutte le foto sono del profilo flick-R della Weglaufhaus