Luigi Tommasini: un partigiano qualunque

GigiLuigi Tommasini (4 maggio 1925 – 21 marzo 2013) è stato partigiano della brigata Fontanot, ma anche contadino, operaio, marittimo e, per me, amico.
Abitava a 50 metri da casa mia e negli ultimi suoi anni abbiamo stretto un legame di amicizia e fatto lunghe chiacchierate sulla guerra partigiana, sulla vita del cantiere e sulla storia del rione Romana di Monfalcone.

Era una persona come tante altre, un partigiano come molti. Per questo la sua storia non deve essere dimenticata.

In questo articolo del Primorski, nella foto lo vediamo secondo da destra nelle file della brigata Fontanot.

bratsko prijateljstvo

Nel settembre 1943 giungono a Monfalcone molti prigionieri sloveni e croati del campo di concentramento di Gonars. Luigi è tra i tanti monfalconesi che danno una mano ai prigionieri, stanchi ed affamati, a rifocillarsi ed a raggiungere la stazione dei treni. Esattamente un anno dopo in Slovenia con la brigata Fontanot, Luigi cercando del cibo per i villaggi ritrova alcuni dei prigionieri tornati a casa, e tra loro ed i partigiani nasce una fraterna amicizia.

Lettera di Gigi ai giovani dell’ANPI prima di una iniziativa:

letteragigi

Orazione funebre tenuta dal presidente provinciale dell’ANPI, Paolo Padovan, ai funerali del partigiano Luigi Tommasini a Monfalcone il 26 marzo 2013:

Siamo qui per portare l’ultimo saluto al caro compagno GIGI.

Con lui se ne va un pezzo importante della storia dell’antifascismo di queste nostre terre, se ne va uno degli ultimi partigiani.

Va via una parte importante di conoscenza storica, di attaccamento alla causa dei diritti, della democrazia, della Libertà, dell’antifascismo.

Gigi è nato quasi 88 anni fa, nel lontano 1925.

A soli 19 anni decide di andare a combattere i fascisti e i nazisti che occupavano il nostro Paese.

Come tanti altri giovani, in prevalenza lavoratori dei Cantieri, scelse la via dura e pericolosa della montagna al posto di servire l’occupante straniero.

Militò da serio combattente nella prestigiosa e mitica Brigata Fratelli Fontanot delle Divisioni Garibaldi-Natisone.

Questa Brigata formata da partigiani italiani combatté prevalentemente all’interno della Slovenia, ai confini con la Croazia, intorno a Smuka, Mrascevo, Draganiesella, facendosi onore e riscattando l’onore degli italiani che oppressi dal fascismo, seppero dimostrare con coraggio, orgoglio, eroismo di essere convinti antifascisti e di battersi per la loro e l’altrui libertà.

Luigi fu coerentemente uno di questi che fra i primi sopportò freddo, fame pericoli mortali andando in montagna e rimanendovi fino alla Liberazione.

La guerra partigiana non era una guerra convenzionale.

Era una guerra dura, difficile, pericolosa.

La cattura significava la morte.

Era una guerra carica di insidie, di pericoli.

Furono tanti i monfalconesi che in quelle terre caddero da eroi e che sono ricordati con affetto dai tanti monumenti sparsi fra quei monti.

Gigi li conosceva tutti e ce li ricordava indicandoci anche chi vi era sepolto o ricordato, scrivendo su un suo quaderno le memorie di quegli avvenimenti e delle battaglie sostenute contro i tedeschi o i domobranzi.

La Brig. Fontanot si fece onore in quelle terre riscattando almeno in parte l’onta del fascismo e risultando per coraggio e abnegazione pari al ben preparato e attrezzato esercito popolare di Tito.

L’Italia con i suoi combattenti partigiani, e fra questi Luigi, con i suoi caduti si fece onore anche all’estero.

Lavò almeno in parte l’onta, il disonore, l’infamia del fascismo.

Di questo regime poliziesco e repressivo che mandò in galera o al confino gli oppositori, che li assassinò, che tolse la libertà – invadendoli – ad altri popoli, che scatenò e partecipò assieme a Hitler ad una guerra sanguinosa, che fece le leggi razziali (esattamente 75 anni fa) che perseguitò gli ebrei, che invase e tentò di snazionalizzare la Slovenia.Che creò i campi di internamento, veri e propri “lager” dove imprigionare uomini, vecchi, donne e bambini sloveni dei quali si parla ancora poco.

Ebbene, Tommasini, si ribellò a tutto questo e andò in montagna fra gli stenti, il freddo e la fame atavica. Quella fame che il cui ricordo non lo avrebbe più lasciato.

Coloro che furono internati nei campi di concentramento nazisti e che patirono la fame, alcuni li ho conosciuti, portavano sempre con sé qualcosa da mangiare, un panino, una merenda, un frutto perché la fame patita era rimasta come un incubo dal quale non ti potevi liberare.

Anche Gigi quando stava bene e veniva all’ANPI si portava qualcosa da mangiare.

E ricordando la fame patita in montagna ricordava, a noi più giovani, la storia di una vacca che fu uccisa, mangiata e le interiora seppellite.

La fame era però tanta e la carne insufficiente per cui dopo una settimana la pelle e le interiora furono disseppellite e mangiate.

Luigi Tommasini nella Brig. Fontanot aveva il compito di portare un mitragliatore pesante. Con quello, ricorda Baccicchi, sventò un attacco tedesco permettendo ai compagni di fuggire.

Era un partigiano corretto sul quale si poteva fare affidamento. Parlava un poco lo sloveno e questo lo aiutò in tante difficili circostanze.

Ma Gigi aveva un’altra dote ed era la sua memoria di ferro della quale, tutti all’ANPI, ci giovavamo.

Non c’era data, località, avvenimento che lui non ricordasse. Era la nostra memoria storica.

Ha ricostruito tutti i nomi dei caduti partigiani che combatterono assieme a lui.

A lui va il merito di aver insistito affinché con una stele collocata nel giardinetto comunale vicino alla sede ANPI, fossero ricordati tutti i caduti partigiani del Rione Romana Solvay.

Il partigiano Tommasini era un uomo, come tanti, semplice e modesto che seppe fare fino in fondo il suo dovere.

Si arruolò partigiano il 17 luglio 1944 e lo fece fino alla fine il 24 giugno 1945 con senso del dovere, con la modestia propria, con la fermezza e la testardaggine di uno che aveva scelto la sua strada anche se dura e pericolosa.

Gigi è stato attivo nella Associazione, sempre presente al suo posto nel tavolo centrale in sede.

È mancato troppo presto, aveva ancora molte cose da dirci e da ricordarci.

A noi resta l’orgoglio di averlo conosciuto e apprezzato. Quel tavolo centrale presso la sede dell’ANPI da oggi rimane vuoto. Un vuoto lo lascia anche fra i suoi parenti ai quali vanno le nostre condoglianze. Ci mancherai.

Ciao partigiano Tommasini.

funeralegigi