Napoli, protesta della riabilitazione tafferugli con la polizia: feriti e fermi

NAPOLI (21 settembre) – Quattro manifestanti feriti, tre agenti che si sono fatti medicare in ospedale e sei persone identificate e poi rilasciate (VIDEO): è il bilancio non ancora ufficiale degli scontri verificatisi stamane tra manifestanti e polizia durante la protesta degli operatori dei centri di riabilitazione che rischiano la chiusura. A dare notizia dei quattro manifestanti feriti sono gli operatori dei centri, che riferiscono di una donna finita in ospedale con una gamba fratturata e di una donna che ha perso i sensi ed è stata soccorsa da ambulanza.
Polemica tra Taglialatela e il questore di Napoli: «Appare a dir poco incredibile che stamani sia stata effettuata addirittura una carica della polizia proprio sui disabili che stavano manifestando legittimamente e correttamente il proprio malcontento dinanzi agli uffici della Regione». dice il coordinatore Grande Napoli del Pdl e vice-capogruppo alla Camera dei Deputati. Immediata la replica di Santi Giuffrè: «Non c’è stata alcuna carica nè ci sono stati disabili coinvolti» dice il questore di Napoli che ricostruisce così i momenti di tensione registrati oggi tra via Santa Lucia e via Caracciolo a seguito di una manifestazione di protesta degli operatori dei centri di riabilitazione. «I manifestanti continuavano a occupare la strada da ben quattro ore nonostante l’incontro fissato con una loro delegazione all’assessorato alla Sanità per le 14. A questo punto li abbiamo solo invitati energicamente a lasciare la strada», aggiunge ancora il questore.

I centri stanno attuando la chiusura ad oltranza per non aver ricevuto oltre 35 mensilità dall’Asl Na 1, e la loro protesta questa mattina ha paralizzato il traffico in via Santa Lucia e via Partenope. Gli scontri sono avvenuti mentre i rappresentanti dei centri e dei lavoratori erano in riunione con l’assessore regionale alla Sanità, Mario Santangelo, il commissario dell’Asl Na 1, Maria Grazia Falciatore, e il capo della segreteria del presidente, Guglielmo Allodi. Spiega Maurizio Volpicelli, presidente dell’Associazione lavoratori della Sanità Privata: «Purtroppo il primo tavolo è stato infruttuoso, ci sarà un nuovo incontro nel pomeriggio. La Regione non ha i soldi e l’intero comparto andrà ridimensionato».

Domani la protesta si sposterà nel Centro Direzionale a partire dalle 9.Cresce la tensione per la protesta in corso alla Riviera di Chiaia, nei pressi della sede della Regione Campania, per la serrata dei centri di riabilitazione accreditati alla Asl Napoli 1: ci sono stati dei duri scontri tra i manifestanti che nonostante il divieto hanno bloccato la viabilità a via Partenope, all’altezza dell’hotel Vesuvio e le forze dell’ordine che hanno rimosso il sit-in.

Il blocco stradale ha praticamente paralizzato il traffico cittadino.

La storia. Da oggi, come ampiamente annunciato dai sindacati e dai rappresentanti della categoria è iniziata una serrata dei centri di riabilitazione napoletani.

Un presidio ad oltranza sotto Palazzo Santa Lucia anche di notte ed un’altra manifestazione di protesta in programma al Centro direzionale (Isola 9) domani a partire dalle 9 voluta dai sindacati.

«I centri di riabilitazione privati coprono circa il 90% del fabbisogno regionale – spiega Maurizio Volpicelli, presidente dell’associazione – i soli centri dell’Asl Na 1 fanno fronte a circa il 30% del fabbisogno regionale. Rischiano il posto di lavoro circa 4mila persone tra dipendenti e liberi professionisti». Sotto la pioggia i dipendenti dei centri di riabilitazione, che hanno bloccato il traffico non solo in via Santa Lucia, ma che hanno sfilato anche sul lungomare, non erano soli, genitori, ragazzi in carrozzella, pazienti oncologici, e portatori di handicap hanno protestato con loro. A., semiconvittore del Don Orione, è stato accompagnato da sua madre per dare appoggio ai suoi terapisti, quelle persone con cui ogni giorno lavora fino alle 15 e che considera la sua seconda famiglia.

«Che ne sarà di lui da domani? – si chiede la madre -. Mio figlio oltre alla riabilitazione fa una serie di attività, cose che in casa non potrà fare. Io non lavoro e posso occuparmi di lui, ma ci sono tante madri che lavorano e per loro sarà dura». «Da oggi in poi noi genitori siamo fermi, come dei detenuti perchè i nostri ragazzi non hanno più il semiconvitto, mia figlia lo frequenta da 17 anni», racconta un padre di una delle tante pazienti da oggi senza assistenza.

«I centri privati coprono un vuoto istituzionale – spiega Lucia Precchia, terapista del Don Orione con oltre 30 anni di esperienza -. Il nostro centro che ha 42 pazienti in semiconvitto, ha una lista d’attesa di
circa 150 persone che chiedono di entrare».

«I disabili dell’Asl Na 1 hanno un handicap: l’Asl Na 1». Così recita uno dei cartelli esposti nel corso della protesta. Alle 8.45 i primi gruppi erano già sotto gli uffici regionali a manifestare il proprio disagio. Tutti insieme, dipendenti, titolari, portatori di handicap e le loro famiglie, sotto la pioggia per chiedere quale sarà il loro destino da oggi in poi. Rappresentati tutti i centri chiusi ad oltranza da questa mattina fino a data da destinarsi e che vantano un credito che ha raggiunto le 35 mensilità.

«Non veniamo pagati da 3 anni dalla Regione Campania» – dice Cirano Vittoria, amministratore di uno dei più grandi centri di riabilitazione cittadini, 3mila metri quadrati a Miano, 150 dipendenti, 120 convittori giornalieri e 750 trattamenti giornalieri tra riabilitazione e fisioterapia. «Nel primo semestre del 2009 non abbiano ricevuto neppure un euro – spiega – Nel 2008 abbiamo avuto solo cinque mesi, nel 2007 appena due mesi, vantiamo, inoltre, arretrati anche negli ani 2004 e 2005. Abbiamo chiesto numerosi incontri alle istituzioni per trovare delle soluzioni ed intavolare delle trattative. Ci sono stati incontri e promesse ma sui fatti non c’è stato niente».

In gioco ci sono grandi numeri: quattromila posti di lavoro e un’assistenza che viene a mancare a qualcosa come 20mila assistiti. Un tunnel dal quale sarà difficile uscire: sono ben 35, infatti, le mensilità per le quali le prestazioni erogate non sono state ancora rimborsate dall’azienda sanitaria. Messi in ginocchio, ai centri non è rimasto altro da fare che chiudere.

Si fermerà anche la specialistica ambulatoriale e, nell’immediato, la radiologia. Per qualsiasi esame relativo alla diagnostica ambulatoriale e per immagini non si potrà usufruire di convenzioni. Per una tac, un’ecografia o una radiografia non rimane che affidarsi al ricovero in ospedale e alle liste d’attesa delle strutture pubbliche, notoriamente affollate e in grado di assicurare il servizio con date fissate anche molto in là nel tempo.

Mentre la Federlab fa sapere che per le analisi ordinarie almeno per il momento non dovrebbero esserci problemi, il destino dell’assistenza privata resta nelle mani della giustizia amministrativa. Il 23 settembre sulla questione si pronuncerà il Tribunale amministrativo regionale.

da Il Mattino