Oltre il muro, autoritratto della follia

da La Repubblica

Sassari, Ospedale psichiatrico di Rizzeddu, 1973. Il settimanale l'Espresso definiva questa struttura "la fossa dei serpenti". La follia che spaventava non era tanto quella dei malati, ma quella di chi guardava ad essi come a delle persone. Invece è grazie a questo approccio che oggi possiamo guardare le immagini della mostra "Uno sguardo ritrovato". L'autore è infatti un fotografo professionista francese internato che ritrasse i compagni e i luoghi della sua esperienza di "matto" in 100 scatti con la Hasselblad affidatagli da Luigi Bua, ricercatore della facoltà di Scienze politiche di Sassari e all'epoca volontario nel manicomio sassarese. La legge Basaglia era ancora una promessa: soltanto nel 1978 queste strutture avrebbero aperto le proprie porte. "La follia  –  scriveva Basaglia – è una condizione umana. In noi la follia esiste ed è presente come lo è la ragione. Il problema è che la società, per dirsi civile, dovrebbe accettare tanto la ragione quanto la follia, invece incarica una scienza, la psichiatria, di tradurre la follia in malattia allo scopo di eliminarla. Il manicomio ha qui la sua ragion d'essere".
La mostra di Sassari è stata organizzata dall'associazione politico-culturale "Turritana 52"e dalla Fondazione Basaglia.

Oltre il muro, autoritratto della follia