Paziente si suicidò in ospedale, condannata l'equipe psichiatrica

Paziente suicida nell’Ospedale di Ciriè (Torino). Cinque psichiatri condannati a 4 mesi di reclusione per omicidio colposo

Il 17 marzo del 2002, Giuseppe Borello, 38 anni, geometra di Caselle, si tolse la vita gettandosi da una finestra dell’ ospedale di Ciriè: l’ uomo, che era sposato ed aveva un figlio di 10 anni, era ricoverato nel repartino psichiatrico del nosocomio a causa di una grave forma di depressione. Per questo, ieri, è stato condannato il primario del dipartimento di Igiene mentale dell’ Asl 6 di Ciriè e tutto lo staff di medici che coordinava all’ epoca dei fatti. «Sentenza inattesa, motivazioni tutte da leggere e studiare a fondo e, ovviamente, ricorso alla Cassazione. Il tutto nella massima convinzione della piena correttezza dell’ agire del mio assistito». è laconico quanto amaro il commento dell’ avvocato Anna Ronfani, il legale che con il collega Alberto Mittone, difende il professor Maurizio Desana, primario del dipartimento di Igiene mentale dell’ Asl 6. La sentenza è stata emessa ieri, dalla terza sezione della Corte d’ appello di Torino: il professionista è stato condannato per omicidio colposo al minimo della pena (4 mesi). Stessa condanna anche per i colleghi in servizio nel repartino psichiatrico dell’ ospedale di Ciriè: si tratta dei medici Giuseppa Di Franco, Cristina Donadio, Giulietta De Carli e Michele Pessot. La sentenza di ieri emessa dal presidente Witzel, ribalta completamente quella che era stata emessa in primo grado dal giudice Edorado Denaro, che aveva assolto tutti i medici coinvolti nella vicenda e aperto, di fatto, un dibattito scientifico-giuridico su quali dovessero essere i metodi per controllare, senza tarparne completamente la libertà, i movimenti delle persone affette da disturbi. (Fonte: La Repubblica del 17/01/08)