Recensione di Ronchi dei partigiani sulla Rivista Italiana di ONomastica


 
LUCA MENEGHESSO (a cura di), Ronchi dei Partigiani. Toponomastica, odonomastica e onomastica a Ronchi e nella “Venezia Giulia”. Atti del convegno “Di cos’è il nome un nome? La toponomastica a Ronchi e nella “Venezia Giulia”, tra imposizione e mistificazione”, Selz di Ronchi (dei Legionari) dei Partigiani (Gorizia), 14 giugno 2014, Udine, Kappa Vu Sas (“Resistenza Storica”) 2019, pp. 219.

Prefazione. Introduzione al Convegno (LUCA MENEGHESSO ). BORIS PAHOR , “Dei legionari” non ha diritto di esistere. Intervista. MAURIZIO PUNTIN, Il passato plurilinguistico di Ronchi e della Bisiacaria (unicuique suum); MARCO BAONE , Da Ronchi “dei Legionari” a Ronchi dei Partigiani. Di cos’è il nome un nome?; ALESSANDRA KERSEVAN, L’invenzione del nome “Venezia Giulia”; PIERO PURICH , Costruzione della Nazione. I cambiamenti nelle denominazioni delle località dall’unità d’Italia al secondo dopoguerra; WU MING 1, Nomi tossici. Grande guerra e nuovi fascismi.

Appendici: MARCO BARONE / LUCA MENEGHESSO, Dal fiumanesimo, al fascismo, a Gladio. Inchiesta sul Monumento, a D’Annunzio ed ai Legionari in Monfalcone; †SILVANO BACICCHI , L’impresa fiumana di Gabriele D’Annunzio e l’identità antifascista di Ronchi; MIRO TASSO, I nuovi cognomi imposti dal fascismo nel Monfalconese. Figure e tabelle. †CLAUDIO COSSU, La riabilitazione strisciante del fascismo attraverso la toponomastica: i casi Mario Granbassi e Giovanni Palatucci; LUCA MENEGHESSO, Le marce di Ronchi.

Biografie degli autori. Indice dei nomi.

Ronchi dei Legionari deve il suo attuale nome alla spedizione per l’occupazione militare di Fiume dei cosiddetti legionari capeggiati da Gabriele D’Annunzio del 12 settembre 1919. Il “Poeta-Soldato” insieme a varie centinaia di volontari, nazionalisti ed ex combattenti italiani prese Fiume con una volontà politica di stampo nazionalistico, tipica del fascismo, che determinò il cambio del nome di Ronchi.

Almeno dal 2013 un gruppo di cittadini ha messo in discussione il nome Ronchi dei Legionari, proponendo, come provocazione culturale, storica e politica, Ronchi dei Partigiani. La motivazione è data dalla convinzione che se Ronchi si deve identificare con qualcuno, questo va trovato nei partigiani che hanno sacrificato la loro vita per la libertà della comunità. L’azione del gruppo che si riconosce in “Ronchi dei Partigiani” con la propria azione ha già permesso, il 14 aprile 2014, dopo quasi novanta anni, di far sì che la Giunta comunale di Ronchi decidesse di revocare la cittadinanza onoraria a Benito Mussolini, con atto ufficiale tanto simbolico quanto fondamentale per la dignità di una intera comunità e di chi si è battuto, anche al prezzo della vita, contro il fascismo. Al progetto di “Ronchi dei Partigiani” e al conseguente appello alla società civile hanno aderito diverse personalità intellettuali e dello spettacolo, e inoltre attivisti sociali e singoli cittadini.

Il volume raccoglie gli Atti del convegno “Di cos’è il nome un nome? La toponomastica a Ronchi e nella Venezia Giulia tra imposizione e mistificazione”, tenutosi a Ronchi il 14 giugno 2014, promosso dal gruppo stesso con l’adesione di diverse associazioni. Lo arricchiscono una serie di appendici (che approfondiscono alcuni temi legati alla storia, alla toponomia, all’antroponimia e all’odonimia del territorio monfalconese in particolare, ma anche della regione impropriamente definita Venezia Giulia) e alcuni capitoli da un apparato di note bibliografiche e storiche curate dall’anonimo prefatore che tuttavia è facile identificare con l’autore dell’introduzione e curatore del volume, Luca Meneghesso.

Dopo un’intervista allo scrittore triestino slavo Boris Pahor, Maurizio Puntin nel quadro di un’analisi del plurilinguismo dei secoli passati nella zona torna sulle discutibili e discusse etimologie di Bisiacaria, mentre Alessandra Kersevan spiega perché anche a suo parere Venezia Giulia è una regione inventata.

Piero Purich analizza criticamente come i cambiamenti nelle denominazioni delle località dall’Unità d’Italia dal secondo dopoguerra abbiano costruito artificialmente, passo dopo passo, l’identità italiana. E Wu Ming 1 – uno dei membri del collettivo di scrittori Wu Ming (che significa “senza nome”) – nel centenario della prima guerra mondiale parla dei “nomi tossici” che condizionano e hanno condizionato il modo di considerare alcune località e di costruire l’identità nazionale.

Tra gli altri autori, Miro Tasso approfondisce la negazione dell’identità slovena e croata durante il Ventennio. Il fascismo attuò anche con una specifica legge del 1927 una capillare azione di forzata italianizzazione dei cognomi aventi grafia straniera nell’area del monfalconese e, più in generale, nella regione giuliana. L’operazione condotta dalla Prefettura di Trieste continuò sino al termine della dittatura, riguardando soprattutto migliaia di forme slovene. L’Italia repubblicana ha poi mostrato un tentativo assai tardivo e incerto di riparare i danni prodotti dal regime, con leggi che hanno visto la luce quasi mezzo secolo dopo la caduta del fascismo. I contributi dello scomparso Claudio Cossu riguardano un altro aspetto dell’uso politico dell’intitolazione di strade e piazze, con gli esempi in particolare delle intitolazioni a Mario Granbassi e a Giovanni Palatucci.

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