Solo per lo spettacolo:

Franco Basaglia è tornato a Trieste con il volto di Gifuni

Le riprese della fiction dureranno due settimane. Vittoria Puccini è Margherita e fra le comparse spunta qualche vero utente dei centri

di Elisa Grando

TRIESTE In completo beige e capelli scuri appena spruzzati di grigio, Franco Basaglia è tornato ad abitare i vialetti di San Giovanni. Fabrizio Gifuni, che lo interpreta nella fiction Rai “C’e ra una volta la città dei matti” in corso di riprese in questi giorni a Trieste, un po’ gli somiglia davvero, e la sua passeggiata vicino al padiglione M in abiti anni Settanta attira gli sguardi di chi lavora nel comprensorio. Per alcuni è solo curiosità, per altri vera e propria emozione.

Accanto a lui ieri camminava Vittoria Puccini, che nel film interpreta Margherita, una ragazza realmente esistita mandata in manicomio dalla madre: tormentata dalla colpa di averla concepita con un soldato americano poi sparito, la donna la rinchiuse in un istituto di suore e per poi trasferirla in ospedale psichiatrico, perché considerata troppo ribelle. La Puccini, sottile e poco truccata con i lunghi capelli raccolti in uno chignon, con addosso un maglioncino azzurro e delle ballerine, sembra lontana anni luce dalla ragazza volitiva e passionale che interpretava in “Elisa di Rivombrosa”, la fiction che l’ha portata al successo. La sua Margherita è uno dei tanti pazienti veri la cui storia, pur senza riferimenti diretti ai nomi, viene riportata fedelmente sul piccolo schermo.

In una delle scene girate ieri, Basaglia e Margherita chiacchierano nel giardino, circondati dalla colorata e operosa comunità in cui si era trasformato l’Opp a metà anni Settanta. Sull’ erba ci sono ragazzi con la chitarra che si mescolano ai “matti”, alcuni hippie arrivano muniti di sacco a pelo per unirsi alla comunità. Fra le comparse spunta anche qualche vero utente dei centri, ancora più divertito degli altri, mentre ad interpretare uno dei pazienti protagonisti c’è l’attore serbo Branko Djuric.

Sul muro del padiglione campeggia la scritta in rosso “oggi Marco Cavallo comincia il suo giro per il mondo”: la storica uscita del grande destriero azzurro di legno e cartapesta, simbolo della voglia di libertà dei matti, è stata girata ieri pomeriggio sotto un cielo che spruzzava pioggia all’improvviso, costringendo la troupe a mettere al riparo di corsa le macchine da presa e i monitor.

Fra la gente che guardava incuriosita verso il set c’era Giuseppe Dell’Acqua, direttore del Dipartimento di Salute Mentale della Ass n.1 Triestina. «Ha visto il cavallo? È bellissimo. Che emozione», dice guardandosi intorno con un sorriso. Marco Cavallo è stato riprodotto in scala più piccola rispetto a quello originale, per permettergli di uscire intero dal padiglione e non in diversi pezzi, come successe realmente nel 1973. E per sottolineare la portata metaforica dell’evento, per accentuarne il potere evocativo, sul set è stato anche portato un cavallo in carne ed ossa. Fra bandiere, tamburi e mascheroni di cartapesta, dal padiglione esce il corteo rumoroso e colorato di operatori, pazienti, artisti e semplici cittadini che sfilò per Trieste il 25 marzo ’73, segnando la definitiva apertura del manicomio alla città.

È un pezzo di storia di Trieste, e dell’Italia intera, quella che il regista Marco Turco sta rievocando sul set: delle due puntate previste, una sarà interamente dedicata proprio al decennio triestino di Basaglia e alla rivoluzione psichiatrica come partì dall’Opp.

«Oltre all’uscita di Marco Cavallo, la sceneggiatura racconta l’a pertura dei primi centri di salute mentale con le difficoltà che ci furono – anticipa Dell’Acqua. – In particolare si ricorda una lettera di protesta che venne mandata proprio a “Il Piccolo” quando fu aperto il centro di salute mentale di Barcola. Ma ci saranno anche i momenti belli: San Giovanni è stato sede di manifestazioni culturali che hanno anticipato i tempi. Qui in quegli anni hanno suonato Gino Paoli, gli Area, Demetrio Stratos, De Gregori. In particolare nella fiction si ricostruirà il concerto Ornette Coleman: ora ha quasi 80 anni, e ancora si ricorda di quel momento». La troupe resterà nella location del comprensorio fino a sabato prossimo.

(08 luglio 2009) Il Piccolo

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