Sull’attuale impasse della psichiatria

Giovanna Gallio ne La libertà è terapeutica? riconosce un processo virutoso nel reciproco confronto dialettico all’interno della pratica psichiatrica tra le posizioni di chi ne vuole modernizzare le istituzioni e chi invece si pone contro di esse. Probabilmente oggi è proprio questa seconda posizione a mancare all’interno dei servizi immiserendoli. La scomparsa di queste posizioni probabilmente è dovuta a diversi fattori. Senz’altro non sono più quei tempi: gli anni ’70 sono finiti da un pezzo e con loro l’idea di impegno e di sovvertimento rivoluzionario della società (certo non è esaurita la spinta e il desiderio almeno in certi settori della società a cambiarla ma soggetti e modalità partecipative sono notevolmente diversi). L’ideologia basagliana poi (o sarebbe meglio chiamarla basaglista?!) ha fatto e fa passare le “proprie” istituzioni (proprie se non altro perchè nate o piuttosto suggerite dalla legge che – più o meno correttamente – viene definita Basaglia) come buone per cui qualsiasi critica radicale colpevolizza l’autore di questa critica come cattivo (non è una novità di questa dinamica Jervis già ne parlava nel suo articolo Il buon rieducatore… ed era il 1976!!!). Curiosamente – ma neanche tanto a ben pensarci – chi all’epoca si poneva contro l’istituzione ora si trova dall’altro lato della barricata a difenderla (un po’ anche per difendere il proprio operato negli anni che furono). C’è però anche da dire che chi oggi ha posizioni antistituzionali ha ormai abdicato – forse anche per la situazione viscosa della psichiatria (solo italiana?) sedicente democratica ma praticamente repressiva – ad ogni impegno pratico: ormai sono impensabili psichiatri come Ronald Laing, David Cooper, o Giorgio Antonucci.

e Giuseppe Bucalo (se le mie informazioni non sono errate) è stato allontanato dai servizi di salute mentale…