TEMPI CHE CAMBIANO


Alla presenza di una psichiatra integralista basagliana una signora non più giovanissima impiegata in umili mansioni in una cooperativa di tipo B (quelle per persone svantaggiate per intenderci) ha avuto la leggerezza, l’intempestività e l’insensibilità di dire riferita ad un utente dei servizi di salute mentale: “però T. che suona tanto bene peccato sia così…”

La nostra prode psichiatra allora è sbottata rimarcando bruscamente e con insistenza la mancanza di rispetto che quelle parole sottendevano.

Sulla questione di fondo nulla da dire ma – il mezzo delle volte è ancora il messaggio – è stigmatizzando chi stigmatizza che si risolve questa contraddizione soprattutto se chi ha stigmatizzato è a sua volta vittima di stigma e di una cultura che genera una lotta tra esclusi nella più vieta logica del divide et impera?

Inoltre questo episodio sottolinea quanto poco in realtà sia cambiata la percezione del folle anche tra il proletariato.

Un tempo per risolvere le contraddizioni si parlava di “dialettica”; di riempire di senso liberatorio le parole e le pratiche, di “verità rivoluzionaria”, della necessità di “convincere e non di vincere”…

In questo caso – ma è solo uno degli innumerevoli esempi – si è VINTO con il potere di un ruolo ma non CONVINTO e senza una crescita né una maturazione.

Ormai parrebbe che i basagliani non riescano più a convincere ma solo a vincere… perlomeno nelle enclavi sempre più assediate in cui sono asserragliati rendendo violente anche le istanze di emancipazione e liberazione che dicono di portare avanti… e anche questo è un segno del loro declino.