Violette Nozière

Hommage à Violette Nozières

Oltre alla citazione di Violette Nozière, il brano ha come testo un componimento su una persona imprigionata e sulla sua pazzia (il testo è ispirato ad un passo di André Breton citato in Controstoria del Surrealismo di Jules-François Dupuis). Il gruppo eseguì il pezzo in playback durante una puntata di Stryx andata in onda nell’Autunno del 1978.

Il 28 agosto 1933 Nozière venne arrestata dalla polizia con l’accusa di avere avvelenato i propri genitori con del Soménal – un sonnifero – nella notte del precedente 21 agosto. Secondo le ricostruzioni, la giovane donna aveva aperto il gas nell’appartamento, al fine di far credere che i suoi genitori avessero tentato il suicidio. La madre era riuscita a salvarsi, ma il padre morì.

Fu condannata a morte per parricidio nel 1934 dietro denuncia dalla madre sopravvissuta a stento. Nel corso del processo dichiarò di essersi voluta vendicare delle ripetute violenze sessuali subite dal padre, smentite però puntualmente dalla madre. Il 6 settembre di quell’anno, davanti al giudice istruttore, Violette affermò che i suoi genitori se l’erano meritato e li accusò di pratiche incestuose: suo padre, Baptiste Nozière, meccanico delle ferrovie, avrebbe abusato di lei sin dall’età di dodici anni. Violette avrebbe voluto uccidere anche sua madre, che durante tutti quegli anni aveva continuato a far finta di non capire. Una volta ucciso il padre, Violette avrebbe voluto scaricare su sua madre l’onta, la colpa ed il rimorso.

I benpensanti rifiutarono di credere alla versione di Violette a causa della sua vita scandalosa: era infatti accusata anche di prostituzione occasionale nel quartiere latino di Parigi, dove conduceva una vita in contrasto con la morale del tempo. La sua relazione con un certo Jean Dabin, dalla reputazione ugualmente dubbia, non la fece entrare nelle simpatie dei giurati. Secondo loro, Violette avrebbe premeditato l’assassinio dei propri genitori solamente per accaparrarsi i loro risparmi, ammontanti a centosessantacinquemila franchi, e per continuare a frequentare il suo amante. Sua madre, sebbene costituitasi parte civile, finì per perdonare sua figlia ed implorò la stessa giuria con le parole: Pietà, pietà per la mia bambina!.

Malgrado tutto, Nozière fu condannata alla pena capitale, carica di significato simbolico per la pubblica accusa poiché, all’epoca, la ghigliottina non era più prevista per le donne. La pena di morte venne poi commutata ad ergastolo il 25 dicembre 1934. Il 26 agosto 1942 Philippe Pétain ridusse la pena a 12 anni di lavori forzati e, grazie ad una condotta esemplare tenuta in carcere, Violette fu definitivamente liberata il 29 agosto 1945. Il 15 novembre di quello stesso anno Charles de Gaulle le revocò anche il divieto di soggiorno su gran parte del territorio francese.

In seguito, Violette si sposò con un cancelliere della casa di reclusione di Rennes, dove era stata imprigionata. Si riconciliò con la madre ed ebbe anche cinque figli, ai quali non parlò mai del suo passato. Il 18 maggio 1963 Violette fu riabilitata dalla Corte di Rouen, riacquistando così il pieno esercizio dei suoi diritti civici ed un casellario giudiziario nuovamente immacolato. Morì tre anni più tardi, il 18 novembre 1966.

Il personaggio di Maria Noziére nel romanzo L’amata dei sonnambuli del collettivo di scrittori Wu Ming è ispirato ad una lontana parente di Violette.

 

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