SISTIANA, ALTOLA’ DEL TAR

IL FATTO

Colpo di scena nella vicenda della Baia di Sistiana: il tribunale amministrativo del Fvg ha accolto il ricorso presentato da Wwf e Italia Nostra contro il progetto di trasformazione di uno dei più incantevoli tratti costieri della regione in un mega villaggio turistico

Alle volte anche i piccoli vincono. Questa volta è successo a due associazioni ambientaliste che si battono da anni contro lo stravolgimento di quella che è di fatto una delle perle preziose della nostra regione, la baia di Sistiana, la stessa celebrata dal poeta Rilke nelle sue celebri “Elegie duinesi”. Di fronte all’ennesimo progetto di trasformazione della baia in una sorta di mega villaggio turistico, le due associazioni si sono rivolte al Tar e alla fine l’hanno spuntata.
I giornali locali, chissà perché (ma forse si intuisce), o non ne hanno parlato o le hanno dedicato qualche misero trafiletto, ma la notizia è una bomba, di quelle che fanno tremare i vetri delle stanze dei bottoni. M veniamo ai fatti.

La “legnata”del Tar
L’estate scorsa Wwf e Italia Nostra hanno lanciato una campagna di raccolta fondi per pagarsi le spese, hanno “assoldato” due validi avvocati (Matteo Ceruti di Rovigo ed Alessandro Tudor di Trieste) e a settembre hanno presentato ricorso al Tar contro la variante n. 21 al piano regolatore di Duino Aurisina e contro il piano particolareggiato di iniziativa privata relativo alla Baia di Sistiana: in sostanza i due passaggi amministrativi che avrebbero consentito la trasformazione dello splendido tratto costiero in un megacentro turistico con tanto di albergo a otto piani, finto villaggio istro-veneto, darsena artificiale, megaparcheggio.
A distanza di otto mesi dalla deposizione del ricorso, mentre la Regione nel frattempo concedeva l’autorizzazione per i lavori preliminari di rimodellamento della cava di Sistiana pur in assenza dell’approvazione definitiva del progetto, è arrivata la legnata. Il 24 maggio il Tar ha accolto il ricorso di Wwf e Italia Nostra e ha dato ragione agli ambientalisti su diversi fronti: sul fatto che il Consiglio comunale di Duino avrebbe dovuto “pronunciarsi motivatamente” sulle osservazioni presentate dai cittadini e non l’ha fatto o l’ha fatto in modo “criptico ed immotivato”; sul fatto che il Consiglio ha dato il via ad una variante al piano regolatore che non era ancora materialmente esistente finendo quindi per approvare, testuali parole dei giudici, “uno strumento in bianco, compiendo quindi una macroscopica illegittimità, in violazione delle prerogative che la legge gli affida ed ai compiti che gli impone di svolgere”.

Atti illegittimi
La censura dei giudici in merito ai comportamenti “illegittimi” dell’amministrazione comunale è chiara ed esplicita. Tuttavia il giudizio non può che ricadere indirettamente anche sulla Regione, alla quale sono “sfuggite” diverse violazioni della legge urbanistica come il mancato parere sulle osservazioni dei cittadini, l’omessa riadozione della variante 21, l’omessa approvazione degli elaborati tecnici allegati alla variante e via dicendo.
Responsabilità a parte, quel che è certo è che la sentenza dello scorso 24 maggio riapre completamente la partita sul futuro della baia. Se tutto fosse andato avanti come previsto dal Comune e dalla società immobiliare che ha presentato il cosiddetto progetto di “valorizzazione turistica” – la S. Gervasio e Protasio di Mantova – quel tratto di costa, che peraltro rientra in un sito di interesse comunitario e come tale è sottoposto a vincoli paesaggistici e geologici, sarebbe stato completamente stravolto: sedici ettari di bosco distrutti per realizzare il mega-parcheggio da 2.400 posti auto, un milione di metri cubi escavati, per non parlare della probabile distruzione di alcune cavità carsiche e del pesantissimo impatto paesaggistico su una delle aree più pregiate della costa triestina.
Ora, invece, anche i lavori di escavazione già iniziati all’interno della baia dovrebbero fermarsi.

La minaccia del secondo ricorso
Come però ha fatto notare l’avvocato Ceruti, “la decisione del Tar non determina la sospensione automatica dei lavori in corso, che dovrebbe essere disposta, come atto dovuto, dalle amministrazioni comunale e regionale, essendo venuto meno il presupposto urbanistico di autorizzazione degli stessi lavori”. In sostanza ora la palla passa al Comune e alla Regione.
Nel frattempo, però, incombe un altro ricorso presentato al Tar dalle due associazioni ambientaliste proprio sui lavori di sbancamento e modellamento già iniziati nell’ex-cava della baia: la nuova sentenza dovrebbe arrivare a giugno e potrebbe essere altrettanto severa. A quel punto, Regione e Comune volenti o nolenti, i lavori dovranno fermarsi.

Soli nella battaglia
In attesa della nuova sentenza, gli ambientalisti si “accontentano” di questo primo importante successo: a Trieste il Wwf ha già organizzato per il 7 giugno una serata di festeggiamenti ma l’entusiasmo non fa dimenticare gli ostacoli incontrati per arrivare a questo risultato. E soprattutto non cancella l’amarezza per non aver trovato, in questi mesi di battaglie, l’appoggio di alcuna forza politica, di destra o di sinistra (esclusi Verdi e Rifondazione), e di aver dovuto finire in un’aula di tribunale per riuscire a farsi ascoltare.

Questa è una notizia apparsa su Il Nuovo Friuli uscito ieri in edicola: mi fa piacere diffondere belle notizie visto che è stata snobbata/censurata sugli altri organi d’informazione regionali.

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