Anarchici tra Muggia e Monfalcone ai tempi dell’Austria

comparso su Germinal n. 123 del dicembre 2015, p. 14

Le relazioni degli anarchici monfalconesi con quelli di Muggia e le reciproche influenze sono fin dal principio strettissime a causa della mobilità dei lavoratori tra i cantieri navali dell’Alto Adriatico.

Nel 1908, all’apertura del Cantiere Navale Triestino (CNT) a Monfalcone, gli operai specializzati giungono in gran parte da Lussino, Pola e soprattutto da Muggia. «Chi ha costruito tecnicamente e politicamente il grande cantiere di Monfalcone se non i muggesani?» si domanda il comunista Giovanni Postogna nel libro Muggia operaia e antifascista: memorie di un militante, Vangelista, Milano, 1985, p. 64. Muggia ha una tradizione anarchica risalente alla fine dell’Ottocento quando militanti provenienti dall’Italia avevano propagandato l’ideale libertario a partire dal Cantiere San Rocco.

L’influenza è subito evidente: il primo vero sciopero a Monfalcone è quello del Primo maggio 1890 che, iniziato a Muggia, si diffonde anche nel resto del Litorale. Moltissimi gli attivisti che da Muggia si spostano a Monfalcone. Ricordiamo tra gli altri i fratelli Giacomo e Antonio, detto “Panetto”, Fontanot, capostipiti del ramo bisiaco della famiglia che avrà un ruolo centrale durante l’opposizione antifascista e in seguito nella lotta partigiana nell’Isontino. Toni Panetto, in gioventù anarchico, in un secondo momento passa al Partito Socialista e quindi a quello Comunista. I Fontanot leggevano e corrispondevano con l’edizione del 1907 del giornale “Germinal”, antenato di quello che avete tra le mani, dove compare un trafiletto in cui si polemizza con quanto espresso in un comizio tenuto da Panetto, ormai ex anarchico, a Muggia.

Nel corso della campagna elettorale per le elezioni del giugno 1911, i fratelli Fontanot, ormai socialisti, vengono arrestati a Muggia e quindi licenziati dal CNT con un pretesto che nasconde motivi politici. Subito in segno di solidarietà scioperano i capisquadra dei carpentieri. Tra i più accesi sostenitori della solidarietà ai Fontanot è Vittorio Puffich, in quel momento figura di spicco del movimento anarchico monfalconese, che propone lo sciopero ad oltranza. Anche in seguito a queste sue prese di posizione, Puffich verrà allontanato da Monfalcone e troverà riparo per un periodo proprio nella città natale dei Fontanot ed in seguito a Fiume dove era stato invitato, assieme ad altri lavoratori, da parte di Panetto stesso.

Vittorio Puffich (1885-1938)

Le relazioni degli anarchici bisiachi con i socialisti in generale e i Fontanot in particolare talvolta furono contrassegnate da profonde divergenze. Francesco Vallon, nato a Muggia ed entrato nel CNT nel 1910, ha testimoniato i contrasti tra socialisti e anarchici nei primi anni del ‘900.

Muggesani sono pure Giovanni Apollonio, uno dei militanti della prima ora di Monfalcone, e Serafino Frausin che con la sua vita avventurosa è una delle figure più affascinanti del movimento monfalconese. Anche l’istriano Pietro Cociancich, anarchico votato all’azione diretta, fu membro della Commissione interna dei Cantieri S. Rocco di Muggia nel 1919-21. Pochi anni dopo è impiegato al Cantiere di Monfalcone ed è lecito supporre sia lui a raccogliere sul Carso le bombe che armeranno la mano di Gino Lucetti contro il Duce nell’attentato del 1926.

Anarchici monfalconesi e muggesani saranno sempre in contatto e in relazione anche tramite la stampa di movimento e attraverso i Convegni regionali libertari. In un clima di montante reazione e limitate possibilità di azione nel 1920, in seguito alle deliberazioni del Congresso nazionale dell’Unione Anarchica Italiana, viene fondata la “Federazione Anarchica della Venezia Giulia” che include pure i compagni di Trieste e quelli istriani ed in particolare di Pola. Importante strumento di lotta comune sono i comizi dei lavoratori metallurgici che vedono nel monfalconese Ernesto Radich (poi comunista) un oratore instancabile che si spinge fino ai Cantieri San Rocco. Dopo il cosiddetto “Biennio rosso” in cui le relazioni tra Muggia e Monfalcone sono particolarmente intense, sarà il fascismo con la sua scure repressiva a rendere sempre più difficili i rapporti tra un lato e l’altro del golfo di Trieste. La rete dei contatti verrà ricucita solo nel dopoguerra con la creazione, assieme ai compagni triestini, di una “Federazione Anarchica Giuliana” restata però un’esperienza temporanea e in buona parte un progetto incompiuto.