“Lala”: un film sulle cicatrici delle popolazioni Romanì

su Konrad

Dopo il Trieste Film Festival il film “Lala” approda pochi giorni prima della Giornata della Memoria a Gorizia per una proiezione in cui si respira un’aria di famiglia dato che è qui che l’idea iniziale del film è nata e la produzione italo-slovena ha base tra Gorizia e Nova Gorica.

Una lunga gestazione – circa 10 anni – ha portato a questa opera corale e collettiva. La regista Ludovica Fales ha assemblato questo lavoro che sensibilizza sullo stato di marginalizzazione e mancanza di diritti delle popolazioni Romanì di recente insediamento presenti sul suolo italiano.

La storia è ambientata nel quartiere popolare romano del Quarticciolo, con le sue contraddizioni ma anche con le pieghe di solidarietà e resistenza a intolleranza e razzismo.

L’intreccio incrocia una parte documentaria e una narrativa. “Lala” è fortemente segnato dalla sua nascita da laboratori teatrali con gruppi di adolescenti rom. Ricorda in questo il film del 2021 del regista isontino Cristian Natoli “The Jungle” in cui gli attori sono richiedenti asilo presenti nella città sulle rive dell’Isonzo insieme all’attrice Elisa Menon.

Esiste un collegamento con la realtà dei migranti anche in “Lala” con la figura di una giovane donna siriana che, in fuga dalla guerra mediorientale, ha significativamente perso la parola. A interpretarla Ivana Nikolić: educatrice, attivista femminista e per i diritti di Rom e Sinti la cui famiglia è fuggita dalle guerre balcaniche degli anni ’90.

Nella parte documentaria – quella più convincente della pellicola – i giovani attori dialogano tra loro facendo da controcanto (e di critica agli stereotipi) alla parte narrativa dove si sviluppa la storia di Lala basata sulla vita reale di Zaga Jovanović che fa da innesco e chiusura della trama.

Pare ci sia una nuova attenzione del mondo del cinema verso le vicende delle popolazioni Rom. Giorgio Diritti ha da poco presentato “Lubo” sul dramma degli svizzeri Jenisch, chiamati spregiativamente “zingari bianchi”. Migliaia di bambini jenisch sono stati strappati alle loro famiglie secondo il programma di rieducazione nazionale per i bambini di strada. “Lubo” racconta la storia di un episodio di resistenza individuale a questa pratica.

Anche “Rapito” di Marco Bellocchio – sempre del 2023 – forse potrebbe essere aggiunto alla lista dato il ricorrente tema della sottrazioni dei figli a genitori considerati inadeguati per motivi razziali (la fede ebraica nel film del regista de “I pugni in tasca”, l’appartenenza alla minoranza Jenisch in “Lubo” e Rom in “Lala”).

Uscita nel 2023 anche la serie Netflix “Infamia”. Qui la storia di Gita di Biala Gora in Polonia tocca una serie di temi sociali acuti: antiziganismo interiorizzato e orgoglio delle proprie radici rom, patriarcato e matriarcato, tradizione e modernità, vero amore e matrimonio combinato, giustizia per i rom e per i non rom e molto altro. Il legame con il film di Fales è evidente già dalla locandina che ritrae una ragazza con una felpa rossa con cappuccio come l’immagine iconica di Gita.

Una storia raccontata da attori e attrici che portano in scena la propria vita. Un film sulle cicatrici: alla sutura stilistica, sottolineata con i diversi tipi di ripresa tra la linea narrativa del documentario e quella della finzione, si sommano le ferite portate in scena da chi ha vissuto sulla propria pelle il trauma di sgomberi, vessazioni, discriminazione e odio.

Ora “Lala” è pronta per il suo viaggio: già sold out le tre date delle proiezioni a Roma prima di arrivare nelle sale di tutta Italia.

Latcho drom “Lala”!

Credits

Regia: Ludovica Fales
Interpreti: Samanta Paunković, Zaga Jovanović, Ivana Nikolić, Rašid Nikolić, Fiorello Miguel Lebbiati, Paola Michelini
Distribuzione: Transmedia Production
Durata: 85′
Origine: Italia, Slovenia 2023