Maurizio, Simone, il lavoro, la formazione e la psichiatria democratica

[liberamente ispirato a fatti realmente accaduti: i nomi e alcuni particolari sono di fantasia]

Maurizio ha 52 anni da quasi trenta è seguito dai servizi di salute mentale, da oltre venti vive in strutture psichiatriche prima gestite da personale pubblico poi del privato sociale.
Maurizio è un tipo strano lo vedi subito: sempre solo, fuma ossessivamente, ha degli occhiali spessi con montatura pesante dietro la quale muove in continuazione gli occhi come palline in un flipper in più ha anche una menomazione ad un piede che si è procurato in un tentativo di suicidio e che gli ha lasciato un’andatura claudicante per cui lo riconosci fin da lontano. Sarebbe molto facile stigmatizzarlo ma Maurizio è anche uno simpatico: dice sempre frasi spiritose, commenta con sagacia quello che gli accade attorno facendo quasi la telecronaca di quello che vede e ti fa pensare che la figura del “foul” shakespeareano non sia solo una finzione letteraria o drammaturgica: forse anche il grande drammaturgo di Stratford-upon-Avon ha avuto il suo Maurizio e gli deve qualcosa. Perchè a Maurizio si deve qualcosa e non perchè o non solo perchè sia un matto simpatico o perchè certi diritti dovrebbero essere garantiti a tutti. A Maurizio si deve il calore delle sue battute, la simpatia che lo anticipa, il disagio che talvolta si vive standogli accanto che però ti dà la misura di chi sei.
Appunto per tutto questo Maurizio nonostante una situazione familiare disastrosa ha sempre avuto qualcuno accanto.
Da alcuni anni dopo aver fatto un corso di formazione ha anche incominciato a lavorare. Lavoro lavoro lavoro: troppo spesso certa psichiatria ha creduto questa ricetta taumaturgica cadendo forse nello stesso dogmatismo di altra psichiatria a cui si opponeva…
ma questa è un’altra storia…


In ogni caso Maurizio inizia a lavorare o meglio a recarsi al lavoro in realtà lì non è che faccia granché però inizia a stringere amicizie, a tessere relazioni e nel frattempo forse anche acquisisce una certa manualità in quello che fa.
Con lui è sempre un operatore: Simone che lo segue con discrezione e affetto. Simone non è più tanto giovane, ha famiglia ma ormai è solo padre senza esser più compagno o marito, i diversi anni di esperienza di lavoro e di frustrazione nel sociale in cui ha dovuto sbattersi in continuazione contro le istituzioni per vedere riconosciuti i diritti per sé e per le persone che segue l’hanno un po’ indurito però conosce bene Maurizio che a sua volta lo riconosce come una figura molto importante.
Questa storia lavorativa prosegue per quasi un lustro. Le cose non è che siano tanto cambiate dagli inizi ma Maurizio sostiene ancora questo impegno quasi quotidiano e per lui è una cosa importante che gli dà orgoglio e riconoscimento.
Succede un giorno che a Maurizio propongano di fare un altro corso di formazione.
Il corso è uno di quelli finanziati con i denari del Fondo Sociale Europeo con cui – anche se sempre meno – chi ha idee intelligenti e capacità – ma molto spesso basta avere astuzia e conoscenze – riesce a farsi finanziare iniziative più o meno valide interfacciandosi con le agenzie che si occupano di formazione lavorativa legate a sindacati o al volontariato.
Il corso per persone con disagio poi appare proprio molto semplice… ma quattro anni impiegati in quel settore però non sono niente e infatti Maurizio non capisce però accetta (trent’anni nelle istituzioni non passano invano). Ma se Maurizio non capisce e accetta Simone si incazza. E si incazza proprio: nonostante la stanchezza e il senso continuo di impotenza non riesce, non può accettare questa decisione dello psichiatra che ha la responsabilità terapeutica di Maurizio e che gli richiede in questo caso quasi esclusivamente sorveglianza.
“Eh cazzo è una sconferma degli ultimi anni di vita di Maurizio oltre che del suo lavoro, un passo indietro. Così perderà oltre a qualche euro mensile che però per chi vive con la pensione di invalidità è comunque una cifra importante, anche quel ruolo che per quanto fragile era il suo: la cosa non ha senso, NON HA SENSO!”
Ma per lo psichiatra invece il corso È utile non si discute e chi non è d’accordo se ne può pure andare. Certo i toni non sono questi: chi è democratico sa essere quasi educato ma il risultato non cambia d’ora in avanti Simone non seguirà più Maurizio. Certo potranno continuare a vedersi ma è ovvio che il loro rapporto è stato minato e fatto saltare dalla decisione dello psichiatra.
Molto più facile coltivare relazioni e amicizie per gli psichiatri che per gli psichiatrizzati del resto.
Infatti poi si verrà a sapere che il corso è stato organizzato da un’amica dello psichiatra che l’ha aiutata a fornire studenti selezionandoli tra i propri utenti… insomma più che di utilità del corso si potrebbe forse parlare degli utili chissà…